Sanità del vivere

Mercoledì 24, ore 15

Relatori:

Francesco Silvano

Dino Guerra

Giuseppe Zola

 

Francesco Silvano, consulente dell’Ospedale Pediatrico "Bambin Gesù" di Roma

Silvano: Prima ancora di entrare nel tema specifico credo che valga la pena di ricordarci che non possiamo condividere le posizioni culturali di quelli che ritengono che la vita vale a condizione di essere produttiva, che l’uomo è padrone del suo destino. Oggi il sistema sta dettando o tenta di dettare delle regole che sono contrarie al principio della tutela della vita: se un malato richiede delle terapie molto onerose da non essere giudicate compatibili con il sistema economico, deve essere abbandonato: di fatto viene negato il diritto alla vita. La legislazione italiana e le ultime leggi di riforma del sistema sanitario italiano sono ispirate ad un criterio molto preciso, l’efficienza delle strutture, cui deve essere subordinata la capacità di gestire le terapie necessarie al paziente. Al contrario le normative che stanno alla base di certe strutture debbono non enfatizzare un aspetto, ma avere la capacità di considerare una situazione fatta di un’infinità di casi, riconducendo la modalità di gestione ad un principio fondamentale, che il paziente deve essere posto al centro del sistema e deve essere messo nella condizione di poter fruire di tutte le terapie di cui ha bisogno, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione.

Dino Guerra, presidente dell’AVIS provinciale di Ravenna

Guerra: L’Avis ha svolto un ruolo importante nella sanità, ma sono uscite leggi che sicuramente non hanno agevolato il volontariato, non hanno messo in condizione i donatori di sangue di lavorare meglio, di raccogliere più sangue ed arrivare all’autosufficienza del nostro paese sia di sangue intero sia di plasma. Troppo spesso la struttura pubblica utilizza il volontariato e lo va a cercare, lo crea, però nel momento che crede di essere autosufficiente e che non gli serve come all’inizio, tende ad allontanarlo. Anche l’ultima legge sul volontariato ha introdotto una burocratizzazione all’interno delle associazioni che richiede costi e sprechi di lavoro del volontariato stesso finendo per sottrarre tempo ed energie al compito che ci si era prefissati all’atto di costituire un’associazione di volontariato.

Le pubbliche assistenze svolgono un lavoro di soccorso di emergenza con unità sanitarie locali, servizi sociali di soccorso, protezione civile. Anche se oggi sembra che il pubblico sia in grado di fare tutto, e non lo è, fermare anche una soltanto delle associazioni presenti sul territorio pregiudica il 90% dei servizi. Credo che un rapporto di pari dignità debba esserci nella gestione dei servizi. È inutile fare delle leggi fiscali che penalizzano le associazioni, perché l’importante è che non ci sia speculazione, che le entrate che ci sono attraverso le convenzioni o le oblazioni queste siano reinvestite per il bene dei cittadini. Sono fermamente convinto che se le associazioni del volontariato, le cooperative, tutti fossero coinvolti in modo adeguato e con pari dignità, il bilancio dello Stato nella sanità ne guadagnerebbe.

Giuseppe Zola, avvocato

Zola: La via maestra per la sanità del vivere è la tutela concreta della famiglia, perché la famiglia è l’origine, la culla, il luogo privilegiato della vita, in cui si compie tutto l’arco del vivere umano.

Del resto che la famiglia sia lo strumento, il luogo di questo privilegio è scritto nella Costituzione, la quale pone la famiglia come società naturale, come società privilegiata, che viene prima di qualunque altro tipo di società, ma non solo. Avendola definita società naturale, la Costituzione ha anche definito il principio che la Repubblica deve sostenere la famiglia nello svolgimento di tutti i suoi compiti. Recentemente il Pontefice ha affermato che il futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia. Ciò significa che il futuro dello star bene dell’umanità passa attraverso il far star bene la famiglia, il farla esistere, il farla sussistere. In questo senso c’è uno scandalo da togliere nel nostro Paese se vogliamo rafforzare concretamente la famiglia, che è la gestione degli assegni familiari, che dovrebbe essere lo strumento con cui lo Stato sostiene le famiglie.

A questo scandalo se ne aggiunge un altro; l’Inps non distribuisce alle famiglie ogni anno (negli ultimi 3 anni è così) 10 mila miliardi, perché ci sono tabelle così restrittive che i soldi che gli imprenditori versano per gli assegni familiari non riescono ad essere ridistribuiti interamente. Abbiamo fatto un calcolo per cui non sono state ridistribuite alle famiglie negli ultimi 10 anni 80 mila miliardi.

È tempo di una politica familiare che effettivamente sostenga la famiglia nel suo concretissimo svolgersi. Tutelare la famiglia, significa aiutarla a svolgere le sue funzioni, che sono quelle di dare la vita, di assistere questa vita, fino alla fine, e di sostenere la vita di tutti i suoi componenti. Se per rendere sana la vita non si segue la via del sostegno alla famiglia, nessuna politica sociale potrà mai avere successo. Per rendere più sana la vita di chi è debole nel nostro paese, perché non imboccare decisamente la via del sostegno concreto alla famiglia a partire da una revisione degli assegni familiari, per finire ad assumere la famiglia come punto di riferimento, in quanto gestore di servizi sociali?

La seconda via è quella di coinvolgere di più i diretti interessati nella gestione della salute. Gli ospedali sono dei luoghi in cui la famiglia dà fastidio. Se nell’ambito sanitario, ma più propriamente nell’ambito dell’assistenza sociale, ci fosse un rapporto di "richiesta reciproca", di aiuto alle famiglie, io credo che anche dal punto di vista dell’efficienza si potrebbero ottenere dei risultati che peraltro in altri settori la famiglia già dà. Tutti in questi giorni parlano di ampliamento dell’adozione, della possibilità d’adozione, o di ampliamento della possibilità dell’affido, dove i risultati sono lampanti. Analogamente una chiamata a responsabilità della famiglia anche nel settore sanitario, che in fondo è una grande forma di volontariato, potrebbe dare risultati altrettanto significativi.