L’occidente alla ricerca di un significato

(In memoria di Leo Moulin)

Seminario con Julien Ries

Venerdì 29 agosto, ore 19,30

Relatore:

Julien Ries

direttore del centro di Storia delle

Religioni dell’Università Cattolica

di Lovanio.

 

 

 

 

Da quando il muro di Berlino è crollato, l’Occidente non cessa di festeggiare con grande clamore la fine delle ideologie, eppure le democrazie dei vari paesi d’Europa stentano a trovare un funzionamento armonioso. La scienza e la tecnica fanno passi da gigante, ma nello stesso tempo assistiamo ad un rapido progresso dell’esoterismo e dell’occultismo. Mentre il dialogo tra le religioni progredisce a passo lento, gli integristi scuotono le Chiese e le società. Queste situazioni paradossali rivelano delle contraddizzioni, ci fanno riflettere e ci obbligano a porre la questione del significato: significato della vita, significato dell’uomo, significato della società.

 

 

 

 

I. La domanda di significato a partire dall’uomo

 

 

Il Meeting del 1997 ha scelto come tema l’approccio della verità, perno intorno al quale ruotano sia la domanda di significato, sia la perdita di quest’ultimo in una società dominata dalla cultura di massa fabbricata dai mass-media. In questa cultura l’uomo è sommerso e perduto. Sappiamo che al centro del pensiero di Dostoïevski si trova l’uomo con la sua libertà, con la sua dignità, con la sua grandezza. Cercherò di rispondere alla questione della domanda di significato partendo dalla prospettiva aperta da lui.

Nel 1996 il filosofo francese Luc Ferry ha pubblicato un libro provocatore: L’Homme-Dieu ou le sens de la vie, Grasset, Paris, 250 p. Vi espongo brevemente le idee dell’autore, che hanno avuto una vasta eco in Francia. La questione del significato, dice Luc Ferry, che una volta era assunte dalla fede, tende a diventare inesistente o addirittura ridicola nel mondo di oggi.

 

 

 

 

1. L’umanizzazione del divino

 

 

La laicità, la secolarizzazione, l’individualismo sbarrano la strada al ritorno dei dogmi. La delusione del marxismo ha spento le ultime speranze degli intellettuali e degli uomini politici, il buddismo intuito dall’Occidente non sembra più rappresentare una promessa per il futuro, all’Occidente non resta che ripiegarsi su questa vita che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Le grandi etiche, nate nell’epoca dei Lumi, riattualizzate in uno spirito laico, sembrano sufficienti per affrontare la vita quotidiana.

A partire dalla rivoluzione del 1968, trent’anni fa, il termine ‘autenticità’ è diventato una parola-chiave. Non si tratta della Verità, ma di un’ideologia che preconizza una parità di condizioni sociali e di valori, la liberazione dai tabu e dalle norme, il diritto alla differenza.

Ma che cosa significa autenticità? Dal momento che bisogna ottenere la parità di condizione sociale tra tutti gli uomini, autenticità significherà innanzi tutto un’esigenza anti-aristocratica. In secondo luogo, essere autentico vorrà dire rivendicare l’abolizione di ogni tipo di nozione di merito e di ogni normatività. Lo slogan del 68 è sempre attuale: "È vietato vietare. Ogni norma deve essere considerata come una repressione, dal momento che l’individuo diventa lui stesso e per se stesso la propria norma. Ciò significa, dice Luc Ferry, che la trascendenza verticale sparisce e lascia il posto ad una trascendenza orizzontale.

Il risultato più evidente di quest’operazione è la scomparsa del sacro: non si può più sacrificare niente a Dio poiché il divino deve ritirarsi completamente dalla sfera sociale. Si tratta dell’ultima fase della secolarizzazione, che segue immediatamente quella della dissoluzione dell’etica delle religioni rivelate. Anche valori come la Nazione, la Patria vanno incontro ad una progressiva disparizione. Ferry chiama questo fenomeno ‘l’umanizzazione del divino’, che arriva fino alla dissoluzione dello stesso dovere, perché anche la nozione di dovere corrisponde ad un lascito delle religioni rivelate. La New Age contribuisce ad accelerare il processo di scomparsa delle religioni rivelate in vista di un nuovo ideale di società secolarizzata. Che posto potrebbero ancora occupare Dio o Satana in una società di questo tipo? Alla svalorizzazione delle teologie e dell’ideale di abnegazione bisogna sostituire la sociologia. Si tratta della prima tappa: l’umanizzazione del divino o la completa desacralizzazione.

 

 

 

 

2. La divinizzazione dell’umano

 

 

Nel titolo del suo libro, Ferry ha utilizzato l’espressione ‘l’uomo-Dio’, applicando il nome Dio all’uomo. Si tratta di una nuova tappa nella grande trasformazione del significato dell’uomo. Ma l’uomo non può vivere senza la trascendenza. Leo Moulin ce ne offre una prova convincente nel suo ultimo libro Itinerario spirituale di un agnostico (1996). D’altra parte, Luc Ferry cerca un’altra trascendenza per la nostra epoca che vive sotto il segno dell’autonomia dei singoli, nella quale si vive il rifiuto dell’autorità, della legge, della rivelazione, ed anche dell’istituzione, in quanto luogo in cui un’autorità esterna impone all’uomo una legge. L’uomo di oggi accetta solo se stesso e quello che trova al suo stesso livello. Così, egli accetta ancora un certo sacrificio per l’uomo, ma solo in nome dell’uomo. Ferry chiama trascendenza orizzontale questa divinizzazione dell’uomo, ed è da questa trascendenza che l’uomo moderno, o come si dice oggi, post-moderno, trae, per lui, una nuova spiritualità. Quello che cambia, dice Ferry, è il rapporto dell’uomo al sacro. Ed in effetti, ogni riferimento teo-logico è soppresso, ed il rapporto tra l’uomo ed il sacro non si trova più a monte, ma a valle, in basso. Si tratta quindi di una completa rivoluzione delle figure tradizionali del sacro. Ecco cos’è l’umanesimo moderno. In questa prospettiva, Luc Ferry intravvede un nuovo spazio per il sacro: la sacralizzazione del corpo umano attraverso le norme della bioetica, la sacralizzazione del cuore attraverso delle nuove forme di amore: il nuovo sacro all’interno della cultura e della politica.

Luc Ferry termina il suo saggio mostrando come, per gli atei, le scienze umane soccorrano l’operazione ‘trascendenza orizzontale’ lavorando nel senso indicato da Nietzsche in un’opera dal ‘titolo evocatore’: Il crepuscolo degli idoli. In questo modo, Durkheim ha provato che la società, più forte dell’individuo, trasmette a quest’ultimo i suoi valori e lo convince ad abbandonare le illusioni del sacro. Luc Ferry mostra come Freud abbia messo in evidenza che la religione è ‘la nevrosi ossessiva dell’umanità’, ma non lo segue su questa linea provocatrice. Si rende conto, per esempio, che i viaggi di Giovanni Paolo II sono dei successi straordinari, anche se ritiene ormai definitivo il rifiuto degli argomenti di autorità, ed aggiunge che "l’attualità del contenuto dei vangeli non smette di sorprendere (p. 244). Ciò fa pensare che l’umanesimo moderno si basi di fatto su un tema caro al cristianesimo: l’amore, che "dà respiro ed anima alla struttura personale del significato (p. 245). Così, nonostante tutto, Luc Ferry si permette di mettere in dubbio la pertinenza delle sue argomentazioni e lancia un invito ai cristiani: "riformulare il loro credo in termini che possano essere compatibili con il principio del rifiuto dell’autorità (p. 247).

 

 

 

 

II. Delle strade per la ricerca del significato

 

 

1. La situazione della religiosità in questa fine secolo

 

 

Luc Ferry ha proposto un quadro della situazione religiosa dell’Occidente che non corrisponde esattamente alla realtà dei fatti e che dipende piuttosto dalle idee diffuse negli ambienti gnostici e laici francesi. Dopo la crisi degli anni 1968-1980, assistiamo di fatto, nella Chiesa, ad un rinnovamento e percepiamo dei segni chiari di una grande speranza: la nascita e il prolificare di numerosi movimenti religiosi di laici, di fraternità sacerdotali, una ripresa delle vocazioni religiose, una nuova espansione degli ordini contemplativi, una pastorale più efficace frutto del concilio, i progressi del dialogo tra le religioni ed un certo riavvicinamento tra le Chiese cristiane.

Nella società contemporanea assistiamo ad un ritorno della religiosità accompagnata da una nuova ricerca del sacro, spesso un sacro dai tratti un po’ selvaggi, ma che testimonia nonostante tutto della ricerca precisa che anima la generazione attuale. Il moltiplicarsi della sette è una risposta al vuoto creato dalla società secolarizzata: è il segno della ricerca di una trascendenza in questa fine secolo. A ciò va aggiunta la moltiplicazione dei pellegrinaggi e di altri riti e gesti religiosi.

Il preteso rifiuto di ogni tipo di autorità è ormai superato, si tratta di un fenomeno relativo alla crisi del ‘68, ma che è ormai in regressione quotidiana. Le sette ed i nuovi movimenti religiosi installano dei "capi, dei guru, dei responsabili. L’ultimo decennnio di questo secolo sembra ormai segnato da un ritorno del "capo e della sua autorità a diversi livelli della società civile e religiosa. La nascita ed il proliferare dei nuovi movimenti religiosi fondati su dei carismi, il ritorno del senso religioso e la nuova ricerca del sacro, la ricerca di "capi ed addirittura di "capi carismatici: ecco quello che fonda una nuova speranza. Ora, si dice, la speranza è la certezza del futuro.

 

 

 

 

2. Il bisogno strutturale di trascendenza nell’uomo

 

 

Ogni ricerca storica e psicologica effettuata sul comportamento degli esseri umani mostra la presenza nella vita e nell’esperienza umana di un bisogno di trascendenza. Una vita che non si lega in qualche modo all’Assoluto va alla deriva. La storia del sacro lo dimostra chiaramente: quando l’uomo non ha un Assoluto che lo trascende, allora pone un idolo come Assoluto, per esempio la scienza, l’amore, il lavoro, e lo concretizza nella sua vita personale. Di fatto, quest’uomo prende una realtà orizzontale e la eleva a rango di Assoluto per potersi realizzare. Si tratta della trascendenza-idolo, un falso sacro creato dall’uomo, il fenomeno della metamorfosi.

Una ricerca di trascendenza modello la si trova nel libro di Leo Moulin, Itinerario spirituale di un agnostico (Edizioni Leonardo, 1996). Questo nostro amico, questo grande amico del movimento e del Meeting, vi riferisce del suo itinerario spirituale. Nato in una famiglia diventata anticlericale, studente dell’Université Libre di Bruxelles (La libera Università di Bruxelles), animato da una fede laica, fondò il circolo del libero esame e ne divenne il presidente. Finita l’Università di Bruxelles, continuò i suoi studi all’Università di Bologna ma nel 1931 fu condannato a tredici anni di prigione per antifascismo e, in quell’occasione, divenne bibliotecario della prigione romana di Regina Coeli. Vi lesse Dante e la Summa contra Gentiles di San Tommaso d’Aquino. Negli anni trenta scoprì il Medioevo e gli ordini religiosi, e ciò gli permise di prendere coscienza del fatto religioso. Il suo incontro con l’ordine benedettino fu un avvenimento decisivo nella sua vita: vi scoprì una regola che è un monumento di saggezza, una straordinaria visione dell’uomo. Leo Moulin giunse così, poco a poco, alla conclusione che "la teologia della morte di Dio è anche e soprattutto una teologia della morte dell’uomo" (p. 105 dell’edizione francese). E parlando dei valori laici, scrisse: "Lasciati a loro stessi, senza un riferimento ad un Assoluto trascendente esteriore ad essi, tali valori diventano tossici. Al termine di un lungo periplo, Leo Moulin ha scoperto il senso dell’uomo e lo ha definito in questi termini: "l’uomo è un animale religioso che ha il senso del divino e del sacro. "Il fatto di essere strutturalmente orientato verso il divino è uno dei segni costitutivi della sua umanizzazione (p. 189 dell’edizione francese).

 

 

 

 

3. Umanizzazione, trascendenza e ricerca del significato

 

 

Nell’uomo, la ricerca del significato è legata all’umanizzazione, cioè a quella serie di processi fisiologici, psichici e mentali di crescita che caratterizzano il passaggio dal primate all’uomo. Le scoperte sensazionali fatte in Africa a partire dal 1959 ci forniscono dei risultati chiari a proposito della vita dell’uomo di due milioni di anni fa. L’homo habilis, il creatore della cultura di Olduvai, è un bipede dalle mani libere, capace di utilizzare gli strumenti, capace di elaborare un progetto, e dotato di immaginazione. Egli è in grado di scegliere i materiali e di utilizzarli in funzione del colore e della solidità. Il taglio bifacciale della pietra documenta una ricerca di simmetria ed una preoccupazione estetica. Ma per effettuare il taglio della pietra che sfrutta la motricità della mano sullo strumento è necessaria la presenza di un progetto. Per rendere possibili la statura eretta e l’equilibrio antropico che permisero l’uso delle mani e la visione dell’ambiente circostante era necessaria l’esistenza precedente di un elemento psichico, un elemento che noi chiamiamo funzione simbolica e coscienza creatrice, un elemento motore dell’umanizzazione, una capacità esclusiva della specie umana, una carta d’identità dell’uomo fin dalla sua origine, che si trova anche all’origine della ricerca di significato.

A partire da questo momento, dice Yves Coppens, l’uomo non smetterà più di creare. Il tragitto antropologico incessante tra le realtà visibili e le pulsioni psichiche si organizza inesorabilmente stimolato dall’ambiente che circonda l’uomo. Di millenio in millenio, l’umanizzazione dell’uomo progredisce. L’immaginazione dell’uomo creatore di cultura ed alla ricerca di un significato, del significato del suo destino, si sviluppa all’ombra dei grandi simboli di base, primo tra tutti quello della volta celeste con il suo spettacolo di drammi cosmici: il sorgere quotidiano del sole, l’apparizione e la disparizione della luce, la presenza di temporali e di tempeste, le fasi lunari.

Le tombe di Quafez, vicino a Nazareth (-90.000), e quelle di Neanderthal a partire dagli anni -80.000 ci rivelano che l’Homo sapiens si è preoccupato dei suoi defunti, segno della fede in una vita post mortem: quest’uomo è cosciente della vita dopo la morte, della trascendenza, come prova la proliferazione dei riti funerari, dei gesti simbolici necessari ad introdurre nella vita dell’aldilà. La ripetizione dei riti funerari nel corso di millenni è segno di una memoria, di un’esperienza e di una coscienza del sacro. A partire dagli anni -34.000 l’arte paleolitica delle caverne dipinte diventerà lo strumento capace di trasmettere in modo simbolico il messaggio dell’homo religiosus e di fissarlo nel tempo.

Tra il 12.500 a.C. ed il 10.000 a.C, dall’Eufrate fino al Sinai si è verificato un fenomeno decisivo per l’avvenire dell’umanità: la costruzione dei villaggi e la sedentarizzazione. Si tratta del compimento di un salto psicologico, della creazione di una nuova cultura, una cultura chiamata natofiana, dal nome del villaggio el-Natouf in Giordania. Verso il 9500 a.C, l’uomo diventa capace di rappresentare simbolicamente il divino: sono di quest’epoca le prime figure divine, le prime rappresentazioni della trascendenza della divinità. Qualche millennio più tardi, all’inizio dell’epoca neolitica, troviamo in Medioriente, in Valcamonica, nell’Africa settentrionale, delle rappresentazioni di uomini che tendono le braccia per invocare la divinità. Siamo alla vigilia della formazione delle grandi religioni del Medioriente, della Mesopotamia, di Babilonia, dell’Egitto. In queste religioni non ci sono solo le divinità ed i loro culti, ma anche dei testi straordinari per la saggezza che contengono a proposito del significato dell’uomo e della sua vita nel mondo. Nella Bibbia, che riprende queste tradizioni, tale significato acquista un nuovo valore, prende una direzione decisiva per la vita dell’uomo fin dalla sua creazione. Le due alleanze descritte dalla Bibbia, quella di Abramo e quella di Mosè, preparano un nuovo progetto per l’umanità tutta intera, l’allenza messianica.

Terminando questa breve lettura dell’umanizzazione e della ricerca di un significato, mi sembra importante soffermarmi qualche istante sulla critica alla teoria evoluzionistica di Darwin formulata dalla scienza odierna. Vi segnalo due libri che hanno avviato il dibattito: Michael Denton, Évolution, une théorie en crise?, Paris, 1992 e L’évolution a-t-elle un sens?, Paris, Fayard, 1997. Biochimico e genetista, Denton avanza l’ipotesi di un senso dell’universo, di una teleologia, nella quale è iscritta la posizione centrale dell’uomo. Si tratta di una nuova teoria scientifica che stabilisce il senso dell’uomo nel cosmo e risponde a Darwin, il quale escludeva tale senso per far posto ad un’evoluzione delle speci.

 

 

 

 

III. La nostra ricerca di significato

 

 

Nel suo libro intitolato L’homme-Dieu et le sens de la vie, Luc Ferry cerca di gettare le basi di una trascendenza orizzontale e conclude proponendo ai cristiani di percorrere insieme un tratto di strada all’interno di un umanesimo moderno illuminato dall’amore per l’uomo. Per far questo, il filosofo francese suggerisce di lasciar perdere la religione, le credenze ed i dogmi, e di conservare soltanto il contenuto dei Vangeli. Diamo una risposta positiva a quest’appello, ma positiva in senso globale, e quindi al superlativo.

1. Siccome la strada intrapresa da Ferry è quella di un agnostico, seguiamo L’itinerario spirituale di un agnostico di Leo Moulin. Questo itinerario sottolinea innanzi tutto l’onnipresenza dell’elemento religioso, segno primordiale dell’umanizzazione dell’uomo, ed insiste in secondo luogo sul fatto che il messaggio cristiano è un messaggio di libertà, che riconosce i diritti della coscienza e considera l’autorità come intimamente legata alla conoscenza della verità.

2. Come Ferry, cerchiamo di mettere al centro della nostra ricerca di significato l’uomo-Dio, ma in senso assoluto, cioè il Verbo di Dio incarnato, Gesù Cristo. In effetti, è lui l’Uomo per eccellenza, lui che ha assunto la nostra condizione umana per elevarci al livello di Figli di Dio. Per noi, non si tratta soltanto di una trascendenza orizzontale, ma di una dignità incomparabile che ci è data da Cristo. Per noi, il mistero pasquale, cioè il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, è una realtà vissuta. Cristo continua a vivere nell’uomo nuovo attraverso il Battesimo e la vita della Chiesa. Ecco il grande messaggio che i cristiani hanno il compito di professare per ridare significato all’uomo, alla sua attività, alla società: Gesù Cristo ieri, oggi e domani.

3. Per liberare l’uomo, Marx ed i suoi successori hanno proclamato la lotta di classe. Budda ha chiesto all’uomo di avere compassione per l’uomo. Gesù di Nazareth ha proclamato un nuovo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (Gv. 15,12). È il segno di una nuova umanità. Questo segno è concretizzato in una preghiera, il Padre Nostro, che annuncia la gloria di Dio ma anche il perdono e la riconciliazione. E ancora, questo segno è concretizzato nelle Beatitudini, che da duemila anni hanno ispirato la vita quotidiana di migliaia di milioni di uomini e di donne tra i quali la Chiesa sceglie regolarmente dei modelli ufficiali da proporre all’imitazione del popolo cristiano: i santi. Ciascuno di essi è un modello di significato.

4. Agli umanisti di questo secolo che rivendicano ‘l’autenticità’ per l’uomo rispondiamo attraverso la verità del messaggio di Gesù che proclama la dignità della persona umana, la grandezza del fanciullo (Mt 19,13), ed insegna ai suoi discepoli il servizio, proponendosi lui stesso come colui che è venuto per servire e non per essere servito. Durante l’ultima cena, Gesù unisce il gesto alla parola, e lava i piedi ai suoi apostoli (Gv. 13,4-11). Leo Moulin è sempre stato colpito dalla Regola di S. Benedetto per la saggezza straordinaria e la conoscenza profonda della natura umana che la contraddistinguono. Per lui, i monaci furono i grandi civilizzatori dell’Europa dopo le invasioni dei barbari e noi dobbiamo loro le radici del nostro patrimonio culturale ed umanista.

5. La nostra ricerca permanente di significato si trasformerà in messaggio per i nostri contemporanei. Questo messaggio non è più limitato ad una parola, ma deve essere incarnato e vissuto nel quotidiano della nostra vita familiare e professionale, delle nostre attività e delle nostre relazioni. Esso deve modellare la nostra vita e le nostre preghiere. È questo messaggio che darà origine a nuove creazioni culturali, ad un nuovo umanesimo cristiano ispiratore di iniziative e di progetti, di servizi sociali a tutti i livelli della società. Pensate alla Compagnia delle Opere di Comunione e Liberazione. Essa concretizza in modo eccellente il senso di questo messaggio.

 

 

 

 

Conclusione

 

 

Ci avviciniamo all’anno duemila e gli sforzi si moltiplicano per creare un’Europa degna della sua vocazione millenaria. Il successore di Pietro ci invita ad una nuova evangelizzazione. Durante le recenti giornate mondiali della gioventù a Parigi, ha stimolato delle migliaia di giovani invitando questi ultimi a farsi artefici di questo rinnovamento di cui il mondo ha urgente bisogno. Il Meeting del 1997, dedicato alla Verità, ci interroga, perché Cristo è la Verità, la nostra Verità, la Verità per l’uomo di oggi. È lui che dà senso alla nostra vita perché è la Via. La nuova evangelizzazione non è una rivoluzione tipo quella del ‘68, non è una crociata, né una marcia culturale. Essa trova le sue radici nel mistero dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito, questo mistero che è stato scelto come tema di meditazione durante i tre anni di preparazione al giubileo del duemila. Essa rappresenta una mobilitazione pacifica del popolo cristiano nella verità, per la pace, per la riconciliazione e per il perdono, un tema ricorrente nei viaggi pastorali di Giovanni Paolo II. Tale nuova evangelizzazione lavora per ricostruire l’unità delle Chiese cristiane nella Verità e per promuovere l’incontro ed il dialogo tra le religioni, gli uomini, le donne. In un profondo rispetto delle identità, essa cerca di contribuire alla valorizzazione delle diverse culture. Cosciente della presenza e dell’azione dello Spirito, la Chiesa cerca di promuovere la comunità umana mettendo in evidenza la dignità dell’uomo, della donna, del bambino, la grandezza della famiglia e la sua missione nell’educazione dei popoli. È per dare un senso a tutti i valori umani, che la Chiesa proclama che Cristo è Via, Verità e Vita (Gv. 14,6).