lunedì 24 agosto, ore 15

DALLA SOLIDARIETA ALLA GRATUITA’

partecipano

Giuseppe Zola

assessore ai Servizi sociali del Comune di Milano

Iles Braghetto

assessore ai Servizi sociali del Comune di Padova

conduce l'incontro:

Ambrogio Bertoglio

C'è qualcosa di nuovo nel campo dell'assistenza, dei servizi sociali, del volontariato. Ne parlano gli assessori di due importanti città italiane.

Giuseppe Zola

Io non so, o meglio, non ho la presunzione di dire se ci sono già cose nuove in atto. So però che si sta facendo un lavoro per fare cose nuove, per arrivare a delineare un rapporto diverso, sul problema dei servizi sociali, tra società e enti pubblici. E proprio perché vogliamo fare cose nuove, cito solo qualche mia esperienza personale di questi ultimi due anni. Abbiamo dedicato quasi tutto il primo anno di lavoro 85/86, a mettere in piedi le condizioni per instaurare nuovi rapporti tra società ed ente pubblico. Abbiamo cominciato, qualcuno ha detto da lontano, ma io credo saggiamente da lontano; abbiamo cominciato cioè con un lavoro di carattere culturale con uno scopo, un obiettivo ben preciso. Io avevo appena preso possesso dell'Assessorato ai Servizi Sociali di Milano, che allora non si chiamava così ma Assessorato all'Assistenza; appena preso possesso di quell'Assessorato mi sono accorto che le tematiche attinenti all'assistenza erano tematiche emarginate, perché ritenute culturalmente residuali rispetto ad altre tematiche più "importanti". Quando si distribuiscono gli assessorati, c'è la corsa all'Assessorato all'Urbanistica, ai Trasporti, ai Lavori Pubblici. Lo sforzo principale di tutti questi due anni, nel lavoro fatto a Milano, è stato quello di riportare al centro della tematica politico amministrativa del Comune, in cui lavoro, la tematica dei servizi sociali. E questo l'abbiamo fatto in due direzioni. Da una parte con una serie di convegni, di incontri prestigiosi, nel primo dei quali, intitolato "Una cultura per l'assistenza", abbiamo ascoltato su ciò che c'è a Milano in questo settore personaggi molto prestigiosi della vita politica e sociale italiana: il Cardinale Martini, l'allora ministro degli Interni, Benvenuto della UIL. Dopo quattro o cinque mesi abbiamo fatto un secondo incontro intitolato "Le città per l'assistenza", in cui abbiamo coinvolto tutti gli assessorati delle principali città italiane per un confronto su tutte queste tematiche. E ultimamente un terzo convegno intitolato "Oltre l'assistenza", che ha avuto come frutto poi anche il cambio del nome stesso del nostro assessorato, proprio ad indicare il passaggio da una concezione marginale, assistenzialistica, ad una posizione centrale dei servizi sociali.

Allora innanzi tutto abbiamo voluto dire questo: la tematica dell'uomo che ha bisogno, la tematica dell'uomo che ha dei desideri giusti da soddisfare non è una tematica che riguardi alcuni volonterosi, o, per dirla in termini un po' più polemici, alcuni bravi cattolici destinati a curare le ferite che questa società crea. Ma è una tematica centrale su cui la società intera e i pubblici poteri nel loro complesso devono confrontarsi. Credo che questo lavoro tutto sommato sia servito, tanto è vero che quando c'è stato il cambio del Sindaco a Milano, il nuovo Sindaco ha posto nel discorso introduttivo, forse anche un po' demagogicamente, la tematica dei servizi sociali, soprattutto in relazione agli anziani, al centro della politica dell'amministrazione. Il rilancio di questa tematica è stato portato avanti anche con un altro sforzo, a cui ha partecipato l'amico Braghetto di Padova, che è stato quello di creare un coordinamento tra gli assessori delle città capoluogo di provincia italiane, da cui è nato un lavoro che non ci aspettavamo così fecondo e soprattutto così concorde almeno su alcuni punti essenziali. Finisco con un’annotazione che non vuole essere polemica, ma visto che siamo a livello culturale, è bene anche precisare; stiamo attenti, nel mondo cattolico, a accentuare troppo un affronto di questi problemi, come si usa dire, "a partire dagli ultimi". Questo aspetto è giusto, dal punto di vista dell’atteggiamento personale, però dal punto di vista politico-sociale, stiamo attenti che ad accentuare troppo questo aspetto non si finisca per accettare in fondo una funzione del mondo cattolico, come diceva qualcuno, "di crocerossa".Per cui questa società è libero di crearla Agnelli o compagnia ed è libero di crearla con tutte le ferite che questa società comporta, ed i cattolici sono liberi di curare queste ferite, eh no! I cattolici devono essere liberi di partecipare alla costruzione di una società diversa in cui magari ci siano meno ferite, e in cui quindi noi la bandiera della solidarietà, come ci ha detto ieri il Cardinale Biffi, la possiamo usare non solo per curare i feriti, ma anche per costruire una società in cui ci siano meno feriti possibili.

Quindi noi siamo qui non perché la carità ci obbliga a interessarci degli ultimi, ma per creare complessivamente una società diversa, in cui la parola solidarietà abbia un senso non solo per gli emarginati, ma per lo sviluppo futuro della nostra società.

I. Braghetto:

E’ certamente inutile attardarsi sul panorama vecchio, dobbiamo intraprendere la strada della centralità del bisogno dell'uomo. Non per sanare le ferite di questa società, come è stato detto, ma proprio per tentare di cambiare questa società a partire dal bisogno della persona. L'incontro con le questioni sociali per me è stato una grande provocazione ad affrontare il tema della qualità della vita della nostra società; non il problema della consolazione degli ultimi, non il problema dello slancio volontaristico, ma una volontà di cambiamento radicale delle condizioni di vita nella nostra città.

Voglio fare solo due osservazioni sui modi con cui ho tentato di rispondere a questa provocazione. La prima: ogni scelta politica, in particolare ogni scelta politica rivolta all'affronto del problema sociale, è efficace, è potente in termini culturali ma anche in termini di risposta, se nasce dall'incontro del bisogno della persona, o meglio, dall'incontro della persona che è portatrice di questo bisogno. Ho visto che l'impegno di questo anno e mezzo, laddove sono stato capace, siamo stati capaci insieme, di incontrare e condividere situazioni difficili in cui le persone della mia città vivono, è stato più semplice ed è stata più forte la capacità di intervenire poi in termini progettuali. Un esempio: si parla molto, ho parlato molto di prevenzione. la parola magica è che bisogna prevenire. Io insomma ho letto anche tanti libri e alla fine incontrando invece a tappeto, per una serie di ragioni, la gente di un quartiere della mia città, ho capito che la prevenzione è semplicemente cercare di coordinare una serie di interventi banalissimi, ma importanti perché in quel quartiere si possa vivere tranquillamente: e vivere tranquillamente significa, per fare esempi molto semplici, che il marciapiede non sia sconnesso e troppo alto per gli anziani o per gli handicappati, significa che il rapporto tra verde e cemento sia coordinato, che le nostre strade non siano piene solo di auto ma ci siano anche piste ciclabili ecc. Insomma ho capito che la prevenzione è un lavoro comune, coordinato, perché l'ambiente in cui la persona è inserita con la propria famiglia possa permettere di vivere decentemente, di vivere bene. Vi ho fatto questi esempi concreti per dirvi che una delle cose che ci hanno segnato nell'esperienza della comunità, la condivisione, è veramente una condizione, un elemento fondamentale per riuscire ad affrontare questi terni in maniera non pietistica, ma con una cultura.

La seconda osservazione è questa: tutti noi, abbiamo fatto e facciamo le batta- glie sulle risorse, sui bilanci, sui finanziamenti, e quest'anno dovremmo essere forse ancora più aggressivi nell'affrontare col governo il problema dei tagli. Però ho anche capito che se il panorama vecchio dei servizi sociali è dato dalla burocratizzazione, l’inefficienza, il vuoto, la mancanza di calore, di umanità, la risorsa più importante a cui noi dobbiamo fare riferimento per affrontare concretamente la risposta al bisogno è la risorsa dell'uomo, è l'uomo la prima risorsa a cui noi dobbiamo riferirci per rispondere in termini positivi al bisogno della persona.

Si apre qui, quindi, tutta la tematica dell'esperienza del volontariato. Io, su questo, osservo solo che la solidarietà è vera se vive nel dono gratuito di una comunione, di un rapporto, altrimenti diventa risposta generosa ad un bisogno, che in quanto tale, però, non ha in sé la forza per permanere nel tempo, non ha in sé la forza per affrontare il bisogno della persona, che magari nasce dall'handicap della gamba o dalla vecchiaia, o dalla droga che uno assumendo un particolare, ma richiede un affronto globale, che coinvolge tutti i fattori dell'esperienza umana. Solo così la risposta che noi daremo sarà una risposta positiva; per questo il volontariato deve trarre forza da una solidarietà che vive dentro ad una profonda esperienza, noi diciamo di fede, comunque dentro una profonda esperienza di umanità.