sabato 1 settembre, ore 11.00

UNA PRESENZA CHE FA

ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA COMPAGNIA DELLE OPERE

Partecipano

Giancarlo Cesana

Presidente MP

Giorgio Vittadini

Presidente CdO

Aldo Brandirali

Presidente Coop. San Martino

Graziano Tarantini

Direttore CdO

G. Cesana:

Da dove nasce quest’azione che chiamiamo Compagnia delle Opere, Movimento Popolare, Meeting .... ? Quali ne sono i fattori portanti, dove è il fondamento di tutto questo nostro agire? Due brani del decimo capitolo del Senso Religioso di don Luigi Giussani descrivono veramente in modo nuovo la posizione dell’uomo di fronte alla realtà. La novità non è una cosa mai accaduta, ma è il fascino contenuto in una cosa vera. Io ripeto queste parole perché risultano nuove soprattutto a me. Supponete di nascere, di uscire dal ventre di vostra madre all’età che avete in questo momento, nel senso di sviluppo e di coscienza così come vi è possibile averli adesso, quale sarebbe il primo, l’assolutamente primo sentimento? cioè il primo fattore della reazione di fronte al reale? Se io spalancassi per la prima volta gli occhi in quest’istante uscendo dal seno di mia madre, sarei dominato dalla meraviglia e dallo stupore delle cose, come di una presenza. Sarei investito dal contraccolpo stupefatto di una presenza che è espressa nel vocabolario corrente dalla parola cosa, le cose!, una versione concreta, se volete banale della parola essere, l’essere non come entità astratta, ma come presenza, che non faccio io e mi s’impone. Questo è l’Ammiratore che riconosce quest’evidenza imponente dell’essere, come un dato. Mettendo a tema l’Ammiratore in questo Meeting abbiamo messo a tema l’urgenza che l'uomo riprenda la sua posizione originale, cioè ridiventi capace di stupirsi di fronte alla realtà, di essere colpito da questo fatto tremendo e affascinante, che tutto è dato, e di sentire dentro di sé che anche lui come uomo è dato: "Anch'io non mi faccio da me". Il principio dell'azione è lo stupore, che lungi dall’essere un fatto che rende inanimati, è il vero fattore di movimento umano, la radice dell’entusiasmo, cioè la radice di una commozione vera, perché per essere mossi bisogna essere commossi. Dice sempre Don Giussani che la radice di una commozione vera che metta in moto l’uomo e la sua energia, è il fascino delle cose, è l'attrattiva del dato. E’ terribile dirlo e non c’è nessun orgoglio anzi è una grande responsabilità, ma chi c’incontra a questo Meeting e immediatamente s’immedesima nella nostra realtà rimane stupito e si mette in moto commosso: siamo fonte di stupore per noi stessi e per gli altri. All’inizio questa realtà è un essere colpiti, stupefatti; è l’esperienza di quella implicazione nascosta nella constatazione che c’è qualcosa, qualcuno, un’alterità, altro che non sono io che fa tutte le cose, anche me, c’è una presenza nel chi ha fatto tutto questo. E’ l’esperienza di quella presenza arcana, misteriosa, dentro l’occhio che si spalanca sulle cose, dentro l’attrattiva che le cose risvegliano, dentro la bellezza, dentro lo stupore pieno di gratitudine, di conforto e di speranza perché queste cose si muovono in modo tale da servirmi, da essermi utili. Spalancando gli occhi sulla realtà incontriamo ciò che risponde al nostro desiderio. Questa complessa e pur semplice esperienza, questa esperienza ricchissima di cui è costituito il cuore dell’uomo, che è il cuore dell’uomo, e perciò il cuore della natura, del cosmo, come potrà essere viva? Come si può mantenere vivo questo stupore? Come potrà questo stupore diventare potente, nell’impatto con il reale, nell’affronto della realtà? L’unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere sempre intensamente con il reale. Noi viviamo in un mondo in cui la religione è pensata come astrazione dal mondo stesso, c’è come un ritirarsi come un negarsi al mondo. Addirittura molte religioni, pur con una genialità grandissima di percezione del divino, favoriscono la tendenza a tirarsi fuori dal reale; invece no! La religiosità, la possibilità di percepire la novità che il reale è, la possibilità di riscontrare la presenza che c’è dentro la realtà, deriva non da un ritirarsi dalla realtà ma da un confronto totale con essa. La formula dell’itinerario al significato della realtà è quella di vivere il reale senza preclusioni, cioè senza rinnegare e dimenticare nulla; non sarebbe infatti umano, cioè ragionevole, considerare l’esperienza limitatamente alla sua superficie, alla cresta della sua onda, senza scendere nel profondo nel suo moto. Il positivismo che domina la mentalità dell'uomo moderno esclude la sollecitazione alla ricerca del significato che ci viene dal rapporto originario con le cose. Noi siamo indotti dalla mentalità d’oggi a fermarci alla superficie delle cose, a dimenticarci della domanda: "chi ha dato tutto questo?" Questo è più reale delle cose stesse, anche di me, perché se non c’è questo più niente ha senso, non c’è ragione per operare. Siamo invitati alla ricerca di una consistenza, di un significato che metta in rapporto le cose tra di loro e con il tutto. Tutto ciò che noi cerchiamo per soddisfare il desiderio, alla lunga non ci soddisfa, è come se tutto suggerisse continuamente che dentro le cose c’è altro. Per questo l’uomo agisce, è questo lo stupore in cui io vengo trascinato nel cercare la radice ultima di ciò che mi fa, che è più reale di quanto lo sia io, perché se anche ci fosse questa radice ultima, io sarei apparenza, perché ad un certo punto non mi si vedrà più io, il livello in cui le stelle e la terra prendono coscienza della propria esistenza, io a cui non basta niente, sarei nulla. Il positivismo, cioè la mentalità superficiale d’oggi, elude l’invito rivolto dall’impatto originale con le cose a scoprire il significato. Oggi si vorrebbe imporre all’uomo di fermarsi a ciò che appare, e questo è soffocante. La dimensione religiosa autentica è bloccata dalla mancanza di serietà con la realtà, di cui il preconcetto è l’esempio più evidente. E’ segno degli spiriti grandi e degli uomini vivi l’ansia della ricerca attraverso l’impegno con la realtà della loro esistenza. Il mondo, questa realtà con cui ci impattiamo è come se nell’impatto sprigionasse una parola, un invito, come se facesse sentire un significato; il mondo è come una parola, un logos che rinvia ad altro, oltre sé. Questa è la ragione dell’azione; e per molti di noi qui presenti, quest’oltre, il mistero si è reso incontrabile, si è reso cioè presente nella vita. E’ qualcuno con cui si può bere e mangiare, è il contenuto di un’amicizia in una compagnia: noi cercavamo e finalmente abbiamo incontrato Colui che ci ha voluto. Noi non siamo un caso in questo mondo. Finalmente abbiamo incontrato la gratuità, finalmente abbiamo incontrato l’amore; perché amare è volere l’altro, è vivere per l’altro. E questa consapevolezza ci fa venire voglia di provare questo amore come legge della vita, come unica ragione della vita. Volere l’altro come unica ragione della vita, per imparare chi è Colui che ha voluto noi. La carità comincia dall’amore che Dio ha avuto per noi, questa è la radice della Compagnia delle Opere con coscienza varia, con consapevolezza varia, con dedizione varia. E va bene tutto, cioè non è scandalo la varietà o l’intensità diversa, ma ciò che affascina è la forza del tentativo. Ecco facciamo quello che facciamo per uno stupore, il movimento originale dell'uomo, e per gratitudine a Colui che si è fatto incontrare come origine di questo stupore.

G. Vittadini:

Lo scandalo più grave della nostra società è la divisione della persona; quella divisione per cui, per vivere e lavorare, bisogna dimenticare il proprio desiderio umano. Non perché qualcuno lo impone, ma perché meno c’entra meglio è. Lo stupore nella dimensione del lavoro è eliminato, bisogna dimenticare, il problema è la professionalità. Nel dopolavoro c'è magari spazio per qualche impegno religioso ma con il lavoro non c'entra. Puoi anche essere cristiano, ma non è un fattore dominante. Per questo uno a ventitré anni, quando finisce l’Università è ancora entusiasta della vita e a venticinque è già cinico: gli hanno ammazzato il desiderio dentro. L’impegno della Compagnia delle Opere è cominciato perché bisognava dimostrare, con esempi, che è possibile, lavorare e vivere non solo per fare i soldi, ma amando qualcosa di più profondo che l’aspetto materiale. Perché un giovane non diventi cinico l’unica strada non sono le idee, ma vedere gente più adulta che continua a credere in qualcosa di grande. Noi vogliamo che rimanga l’uomo che crede in un ideale. E’ l’unico motivo per cui abbiamo cominciato a fare quello che abbiamo fatto. Più che a fare abbiamo incominciato a riconoscere qualcuno più grande di noi che lavorava in modo diverso. Si potrebbe pensare che lavorare in modo diverso voglia dire mettere in piedi delle strutture particolari in determinanti ambiti. In realtà il punto è non perdere il desiderio di riconoscere "qualcuno" più profondo nella realtà in cui si vive. In termini cristiani si chiama memoria, la memoria nel lavoro: ricordarsi di una Presenza più grande. La maggior parte di noi non può fare, nel lavoro, "opere cristiane". La maggior parte degli uomini va a lavorare in posti in cui, facendo la dattilografa, l’operaio, l’impiegato, non può scegliere le forme del proprio lavoro. Questo è il motivo della grande frustrazione di molti; se non posso scegliere le forme del mio lavoro cosa ne è della mia creatività? Il cristianesimo, al contrario, ha sempre insegnato che chiunque, qualunque lavoro faccia, può essere creativo, perché è più grande delle condizioni in cui è. Il lavoro manuale, un tempo riservato agli schiavi, col cristianesimo è diventato dignitoso tanto quanto quello intellettuale; qualunque lavoro è nobile se io riconosco in esso il significato. Il contadino russo presentato da Siniawskij, che con il gesto dell’Angelus dedica il frutto del suo lavoro alla Presenza di Cristo, è più libero di tutti noi. Una presenza diversa nel mondo se vive di questa memoria, ricorda che il senso delle cose è più grande di quello che si fa, perché c’è una Presenza che rende utile tutto. Questa esperienza è di chiunque sia veramente religioso; il cristiano vede anche il cuore di questa risposta. Le opere sono la forma della memoria che tutti sono chiamati a vivere. Tutti coloro che non possono decidere le condizioni del loro lavoro devono poter vedere realizzato il senso della memoria di tutti i giorni. E’ per questo che le opere per noi non riguardano solo chi le fa, ma tutto il movimento, sono come un segno. Il segno nasce dalla memoria vissuta nell’istante; il punto non è il fatturato o la realizzazione, è questa memoria, il ricordare che c’è un Altro., Questo stupore cambia. Voglio raccontare un episodio tratto dalla vita di una fabbrica dove lavorano 120 handicappati. Durante un incontro, uno di loro, addetto a mettere viti in un frigorifero, ha detto che lui era felice, perché capiva che mettere quella vite sarebbe servito ad un altro uomo. Questa intuizione esprime tutto quello che noi pensiamo: qualunque tipo di lavoro è utile e non solo perché qualcuno userà quel prodotto, ma perché nel disegno di Cristo sarà utile. Chiunque di noi in un’opera può esprimere questo, tanto da costruire una "forma" diversa nel modo stesso di lavorare: l’attenzione concreta alla persona, la possibilità di assumere carcerati, handicappati psichici, il modo con cui ci si tratta. Il lavoro può diventare occasione per comunicare il significato incontrato. In un’opera iscritta alla nostra Compagnia, durante l’intervallo, si svolge un momento di Scuola di Comunità; uno di quelli che vi lavorano è in prigione in quanto è un ex terrorista; partecipando a quel momento ha incominciato ad incontrare il cristianesimo, non perché qualcuno glielo ha imposto, ma perché è rimasto colpito dalle parole che sentiva e da com’erano vissute nella vita di tutti i giorni. L’esempio di molte opere, lavorando nelle quali molta gente è diventata civile, umana e cristiana. Non perché ha sentito delle prediche, ma perché ha visto una diversità nella normalità. La fede è un modo di vivere, una speranza più profonda nell’istante. 0 la fede si vive nell’istante del lavoro o non è credibile. Perché sia più credibile occorre che ci siano strutture in cui si fanno le cose di tutti gli altri, dove si usano i consulenti e i bilanci, ma dove sia trasparente questa diversità. Questo è il primo ed unico scopo della nostra compagnia. Noi, facendo le nostre opere, siamo chiamati a renderle segno e conforto per chi lavora, qualunque lavoro faccia. Non misuriamo l'efficienza delle imprese che liberamente aderiscono alla nostra Compagnia; quello che ci interessa è un’efficienza proporzionata al cambiamento delle persone. Con chi si associa alla Compagnia delle Opere non mettiamo a tema le conseguenze: come fare profitto, come fare gli affari, a che bisogna rispondere. Tuttavia, senza volerlo, nasce una capacità di risposta al bisogno che è impressionante. Qualche esempio è più significativo d’ogni discorso. A Manaus, in Amazzonia, ci sono alcuni nostri amici che conducono una scuola agricola per 600 indios nella foresta che vi imparano le tecniche agricole compatibili con la sopravvivenza dell’Amazzonia. C’è un’intelligenza di strumenti impressionante: l’attenzione al bisogno che nasce dalla fede cristiana ha reso capaci di un’intelligenza di proposta. Chi mette a tema l’esigenza cristiana, senza volerlo, si trova capace di risposte che i più grandi sociologi non sanno immaginare. Questo è il segno delle nostre opere; a parità di condizioni, la fede fa tener conto di tutti i fattori. La stessa cosa succede nel sud del nostro paese: siamo partiti con i nostri mezzi e con il legame e la creatività della nostra amicizia. Le leggi dello stato non possono trasformare chi non ha mai lavorato in imprenditore. Un altro esempio è la Polonia dove ci siamo mossi perché sentivamo che doveva andare avanti l’aiuto reciproco di questi anni: abbiamo così favorito l’investimento d’imprese italiane in Polonia senza calcolare innanzitutto il tornaconto. Cosa vuol dire la carità se non arriva a questi livelli? Non si tratta di discutere di terza, quarta o quinta via. La fede costruisce l’uomo che guarda l'altro uomo e rende diverso il modo con cui concepisce il lavoro o un'azienda. Uno usa di più i fattori che ha. Potrà esserci intelligenza anche per fare nuovi progetti economici, ma non abbiamo a tema questo. Un progetto fatto dal centro della Compagnia delle Opere non porterebbe a nulla, è un uomo diverso che crea. L’interessante non è la Compagnia delle Opere, ma le opere e le persone che stanno dietro ad esse. La CdO non è un’associazione tradizionale. Il centro non è l’associazione, ma la gente e la compagnia. Non è indice di moralità dire: "io mi sono fatto da solo". Chi si mette da solo non può tener conto di tutti i fattori. Ciò che determina una moralità è una compagnia perché pone un limite alla pretesa di autorealizzazione, fa vedere una cosa diversa. Tutto questo succede in un paragone. Partecipare alla Compagnia delle Opere non vuol dire partecipare a consigli di amministrazione, ma andare a fondo in un paragone dei criteri dell’azione dentro un'amicizia. Un'amicizia viva nel mondo degli affari sembra un controsenso, perché bisognerebbe farsi concorrenza. E’ impensabile che dirigenti di un’industria informatica inizino e sostengano una scuola in cui, nel loro tempo libero, insegnano gratuitamente il proprio know how ad altri, che potrebbero diventare loro concorrenti. In un’amicizia tutto questo avviene: il vero miracolo è che c'è spazio per tutti. Vivere in una compagnia, vivere un paragone sembra un apparente di meno ed invece dà un’apertura nuova. Si deve intensificare tra di noi il paragone. Non c’è un soggetto e un oggetto, ma un unico soggetto. Nei diversi luoghi la Compagnia delle Opere vive se c’è una compagnia reale, se l’amicizia cresce. Con un particolare importante: la grande occasione per crescere avviene in certe questioni particolari come le opere di carità, la presenza culturale, l’aiuto alla vita missionaria, l’attenzione ai più deboli. Sono una forma di caritativa, di gesto gratuito e adulto che fa sperimentare che il proprio lavoro è diverso. La carità non è un settore per addetti ai lavori, ma una dimensione di tutti. Tra di noi le opere di carità e di cultura sono condotte da coloro che hanno magari già imprese; è una modalità nel fare la propria impresa. Dall’obolo fino all’impegno. La riuscita non è misurata dai fatturati, ma dalla visibilità di questa compagnia. Più società e meno stato. Ci sono troppi esempi di uno stato che non è il frutto della vita della società. In questo senso la nostra unica richiesta politica è il principio di sussidiarietà proprio della dottrina sociale cattolica: laddove i cittadini con la loro intelligenza e creatività costituiscono qualche cosa di visibile, lo stato deve riconoscere questo e valorizzarlo. Non siamo contro lo stato, ma vogliamo che lo stato riconosca questi soggetti che sono capaci di rispondere ai bisogni. La politica deve valorizzare le iniziative della società. E per questo che noi facciamo politica, facciamo questa politica.

A. Brandirali:

In questi giorni sono stato avvicinato da molte persone col registratore che mi chiedevano quale fosse la mia origine, e cosa pensassi del partito comunista e del cambiamento in atto; io ho detto sempre la stessa cosa, tanto per tagliarla corta: "Va male, il mio amico Occhetto non riesce a trovare un’identità". E’ come quando nel mondo carcerario è stato introdotto il lavoro, in base al principio secondo il quale il lavoro ha un fondamentale potere rieducativo. Così, ora, nelle carceri d’Italia, da Bolzano a Palermo, c’è sempre un detenuto che confeziona borsette. Inoltre sono diffusissime la serigrafia ed in genere ogni attività lavorativa che possa contribuire alla socializzazione e allo sviluppo educativo dei detenuti, a prescindere dalla commerciabilità dei prodotti realizzati - in particolare, i prodotti della serigrafia rimangono nella quasi totalità invenduti. Così noi abbiamo provato a dire che avevamo tanti amici e che c’era una compagnia delle opere in cui erano presenti tutte le sfaccettature della realtà (economica, d’impresa, di formazione ... ). Ho così tentato di inserire in quella compagnia quell'uomo incontrato in carcere, bisognoso di aiuto e pieno di esigenze, affinché ritrovasse la sua dimensione e si trasformasse da persona emarginata a persona realizzata e soddisfatta. Così è successo anche a me: ho incontrato gli uomini migliori e ho trovato la forza lavoro in questo processo di cambiamento, all'interno del quale il tesoro dell’uomo è al di là della sua condizione sociologica. E questo è, io credo, una delle cose più affascinanti. L’altro giorno siamo andati a trovare Muccioli, nella Comunità di San Patrignano. Anche lì abbiamo constatato che esiste la capacità di realizzare ogni cosa nel migliore dei modi. I loro cavalli, la loro falegnameria, la loro pellicceria raggiungono ottimi risultati. Così nella compagnia delle opere l’uomo soddisfa tutte le proprie esigenze e tutti i propri bisogni. L’uomo trova in questa struttura, alla quale può chiedere aiuto in ogni momento, la propria realizzazione. Solo così si può ottenere una società nuova, in cui fondamentale l’operosità di tutti e in cui tutti trovano la propria dimensione; una società unica e complessa nello stesso tempo, caratterizzata dalla multiformità. Potrei dilungarmi nel descrivere la multiformità, ma mi sembra che il Meeting abbia già delineato molto bene la vastità di questo mondo.

G. Tarantini:

C’è un primo dato significativo che possiamo riscontrare quest’anno: il raggiungimento dei 3500 associati, 650 industria, 800 commercio e turismo, 500 agricoltura, 850 terziario e servizi, 400 opere di carità, 300 cultura, sport e spettacolo. Complessivamente ben 1200 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche se non diamo al numero l’importanza che ogni altra associazione darebbe, resta comunque un dato molto significativo se consideriamo il grado e il tipo di coinvolgimento che molti di questi associati hanno rispetto alle ragioni di fondo che muovono la CdO. e incremento: dalle convenzioni Anche le attività della CdO hanno avuto un notevole incremento: dalle convenzioni bancarie al leasing, dalle convenzioni commerciali allo scambio di opportunità fra gli associati ai servizi. Nuove convenzioni, oltre all’incremento in termini di utilizzo di quelle precedenti, sono state stipulate. Per le commerciali ricordo: Apple computer S.p.A., Mitel (sistemi telefonici integrati), Praxis Management (ricerca e selezione quadri e dirigenti aziendali), Alimondo, Datel (sistemi di informazione aziendale e banche dati). Per le convenzioni finanziarie è stato ampliato il numero delle banche convenzionate: con l'entrata della Cassa di Risparmio di Roma, del Banco di Napoli e della Banca di Legnano, sono passate da 16 a 19; sono così utilizzabili sportelli che coprono l'intero territorio nazionale. Segnalo anche le convenzioni leasing con Leasing International S.p.a. e Monte Paschi leasing e la convenzione con l’Istituto San Paolo di Torino per l'ottenimento di mutui immobiliari. Due i servizi che voglio ricordare: "1’estero" e "1’ufficio creazione e sviluppo imprese". In particolare: l'attività di Polska ‘89 condotta insieme alla società PROSVI (sono state contattate finora 400 aziende e, fra queste, 153 hanno manifestato interesse ad operare direttamente in Polonia; sono stati conclusi tre rapporti e altri 13 sono di imminente definizione); in secondo luogo l'attività relativa alla creazione del mercato unico (su questo punto significativa è stata l'attività su cooperazione e scambio opportunità fra imprese dei diversi paesi CEE, agevolata dalla nostra presenza stabile a Bruxelles) ed infine il supporto dato a tante nuove iniziative imprenditoriali di cui sarebbe bello e significativo raccontare la storia. Tutto questo e un segno di vitalità, accompagnata da un crescente interesse per la CdO nel mondo del lavoro. Desidero ora indicare gli strumenti che proponiamo per il prossimo futuro per rafforzare e qualificare ulteriormente la nostra azione. Il primo punto è il consolidamento delle sedi locali, attualmente 32, sia attraverso la creazione dei "centro servizi", per permettere un coinvolgimento più diretto degli operatori economici sul territorio, sia attraverso il miglioramento del sistema informativo fra le diverse sedi: entro fine 90 vorremmo avviare almeno dieci "centri servizi", collegati fra di loro attraverso sistema informatico, in modo da permettere a tutti l’utilizzo ottimale dell’Eurosportello e BC-NET e per migliorare lo scambio di opportunità e la comunicazione fra gli associati. Queste ultime costituiscono senz’altro la nostra più grande risorsa: solo negli ultimi dodici mesi sono stati attivati 400 contatti fra aziende e in 163 casi sono maturati degli interessi. Il miglioramento dei servizi è il secondo obiettivo, sia sviluppando capacita a crearne dei nuovi ogni qual volta si incontrano nuove esigenze e bisogni, sia ottimizzando quelli esistenti sotto l’aspetto gestionale. Va notato comunque che la CdO, non rivolgendosi ad un target specifico di imprese ed offrendo collaborazione ad affrontare e risolvere problemi di diversa natura, non basa la sua attività esclusivamente sulla proposta di un pacchetto definito di servizi ma sulla capacità di intessere relazioni che abbracciano settori e problematiche varie. Quindi, oltre che all'interno delle strutture istituzionali, è intorno ad esse, nella ricca ed articolata rete di rapporti che spesso trovano soluzione le richieste dei soci. Oggi i servizi fondamentali offerti sono i seguenti.

- Commerciale: comprende l'informazione su scambi di opportunità tra i soci e con il mercato, la conoscenza di possibilità commerciali nazionali ed internazionali (gare d’appalto, forniture, partnership, ecc.) e, come già accennato, convenzioni con società leader nei settori di maggiore interesse per gli operatori.

- Finanziario: informa sulle opportunità finanziarie nazionali e comunitarie (finanziamenti, crediti agevolati, ecc.) oltre alle convenzioni di cui già ho parlato.

- Marketing e Comunicazione: realizza consulenza, assistenza e interventi diretti sul mercato volti a risolvere problemi relativi alla comunicazione d’impresa: marketing diretto, fiere e manifestazioni, editoria specializzata, pubblicità e formazione. A questo proposito nel mese di Luglio è stata costituita la Compagnia della Comunicazione.

- Estero: porta a conoscenza di opportunità commerciali ed imprenditoriali, informa inoltre sulle problematiche riguardanti le imprese che desiderano operare all’estero. Lavora in diretto contatto con alcuni organismi che intervengono su aree e temi specifici: l’Eurosportello, il Bc-Net (Business Cooperation Network), l’Associazione Polska Ottantanove e la Camera di Commercio Italo-Portoghese. Collabora con organizzazioni non governative che operano nei paesi in via di sviluppo (in particolare ricordo l’Avsi). Nel mese di Luglio è stato stipulato un accordo di collaborazione commerciale fra la CdO e le Camere di Commercio di Caxias Do Sul in Brasile (dopo un mese sono già stati attivati quattro rapporti).

- Sviluppo Occupazione e Formazione: attraverso il lavoro congiunto del Consorzio per lo sviluppo dell'occupazione, del Consorzio Scuole Lavoro e dei Centri di Solidarietà gestisce un sistema informativo di domanda-offerta di lavoro; organizza corsi di formazione professionale e corsi per imprenditori e dirigenti (Progetto Impresa).

- Creazione e Sviluppo Imprese: informazioni e consulenza su: scelta della forma giuridica, canali di finanziamento, ricerca ed inserimento del personale, organizzazione e amministrazione, marketing, assicurazioni e problemi ambientali. Questo servizio rivolge un’attenzione particolare alle iniziative imprenditoriali giovanili. Il riconoscimento ministeriale della CdO come ente a carattere assistenziale, avvenuto l’8 giugno scorso, permette di ottenere dal Comune competente territorialmente la licenza per la somministrazione di alimenti e bevande, a prescindere dal contenuto del piano commerciale: la CdO, le sue sedi locali, le associazioni ed i circoli ricreativi associati. La CdO predisporrà una dichiarazione di affiliazione con cui si potrà dimostrare il diritto alle facilitazioni previste dal decreto di riconoscimento. Vediamo ora gli obiettivi che ci proponiamo, un invito a tutti ed in particolare alle sedi locali per un maggior impegno in tal senso. Il primo obiettivo riguarda le Opere di Carità, che sono quelle che incontrano maggiori difficoltà pratiche. Bisogna dare a queste opere un aiuto più sistematico e continuo, cercando di aiutarle il più possibile soprattutto nel lavoro amministrativo e gestionale, come ad esempio, contabilità, organizzazione, rapporti con gli enti pubblici e con le banche, ecc. I centri servizi avranno indicazioni precise su come organizzarsi per rispondere a tali esigenze. E’ comunque attivato a livello centrale, presso il Centro Servizi di via Zezon (Milano), un punto di riferimento operativo per tutte le Opere di Carità. La persona incaricata di svolgere tale ruolo, sostenuta ovviamente da tutta la struttura, avrà il compito di mantenere un rapporto costante e diretto con ogni opera in modo da poter offrire un sostegno più immediato. Il secondo obiettivo è innanzitutto un richiamo al metodo, è un serio ed intelligente impegno a coinvolgere più direttamente soggetti nuovi: ciò è possibile solo se si è capace di valorizzare tutti quelli che incontriamo. Ognuno all’interno della CdO deve poter trovare un interesse; consigli e suggerimenti, partendo da esperienze esistenti, non mancheranno certo di circolare tra di noi. Terzo ed ultimo obiettivo: quota 5000 associati entro il prossimo Meeting, non vogliamo misurarci solo sulla quantità, ma non la disprezziamo.