Lunedì 21 agosto, ore 11

CINA L’IMMUTABILITA’ DI UN SISTEMA

Tavola Rotonda

Partecipano:

Aldo Brandirali, Li Lu Male, David Turnley, Peter Turnley.

Modera:

Maurizio Vitali.

Apre l’incontro il Sindaco di Rimini, dott. Massimo Conti, che porta al Meeting il saluto della città.

M. Conti:

Benvenuti a Rimini. È una città che avrebbe potuto dare i natali sia a Sherlock Holmes, sia a Socrate, sia a Don Giovanni. È una città che ha pensato sempre all'impossibilità di possedere la realtà e, per contro, ha sempre creduto di poterla capire aiutati, in questo, da appuntamenti come il vostro. È un appuntamento che si rinnova ed è giunto al decimo anniversario. Rimini ha fatto di questi appuntamenti il suo essere città, non ha mai considerato se stessa, le proprie mura, come un confine, ma anzi mura da abbattere, dialoghi da aprire con realtà sempre mutevoli, con situazioni sempre apparentemente difformi. Con un unico, grande problema: di volta in volta essere una società multirazziale, con la presenza di lavoratori immigrati stranieri, di coloro che vengono a cercare qui un momento di relax, o di cultura. Il problema di Rimini, insomma, è l'uomo. È una città, quindi, che ancor prima di credere alle proprie realizzazioni crede alle proprie possibilità. E nella possibilità in cammino, non compiuta, certamente non conclusa. È una strada che per dieci anni abbiamo fatto assieme, vogliamo continuare assieme. Grazie di nuovo, benvenuti e buon appuntamento col Meeting.

M. Vitali:

(…) Nella primavera dell'89 tutti noi abbiamo seguito con grandissima partecipazione gli avvenimenti cinesi, comprendendo che era in gioco qualcosa di decisivo per la storia del mondo, dell'uomo di oggi e quindi di ciascuno di noi. Era in gioco il confronto più drammatico della nostra epoca, il confronto fra la libertà ed il potere, fra il desiderio fragile ma incrollabile che sempre riemerge nell'uomo e i tentativi sempre più sofisticati, o ancora truculenti e violenti, di sopprimere ciò che fa l'uomo, il bisogno di una verità, l’aspirazione ad un cambiamento. Nella lettera che gli studenti cinesi della Tienanmen hanno fatto giungere in Occidente, abbiamo letto con ammirazione questi concetti. A noi è sembrato di trovare non la proposizione di un presuntuoso progetto alternativo, ma l'invocazione di una libertà per la verità della vita, e quindi la ricerca di una democrazia che fosse spazio per questo desiderio profondamente umano. Adesso riproponiamo alla visione di tutti quello spot bellissimo che il settimanale "Il Sabato" ha realizzato e fatto mandare in onda sulle televisioni nelle scorse settimane. Dice tutta l'emozione e la partecipazione con cui noi abbiamo seguito e continuiamo a seguire gli avvenimenti cinesi. Lo spot, che mostra un ragazzo solo di fronte ai carri armati, recita: "Un uomo da solo può fermare la storia. Può spostare le montagne. "Il Sabato" rende omaggio a quest'uomo che ognuno di noi ha dentro di sé". Vi presento i nostri ospiti. Li Lu, 23 anni, ha studiato fisica e poi economia, ha organizzato nella sua città diversi circoli di discussione con altri giovani. Appena iniziati i fatti della Tienanmen, si è coinvolto attivamente con il movimento dei giovani. È stato responsabile del comitato direttivo dello sciopero della fame, che egli stesso ha praticato, e del comitato di gestione della piazza Tienanmen e portavoce ufficiale di questo movimento. Ha parlato alle Nazioni Unite, è riuscito, tra i pochissimi, a fuggire dalla Cina, figura nell'elenco dei 21 peggiori criminali del suo Paese. David e Peter Turnley sono due fratelli americani, uno è reporter per il "Newsweek" e l'altro per il "Detroit Free Press". Entrambi hanno vissuto in prima persona e ripreso le scene delle giornate della piazza Tienanmen. Aldo Brandirali, leader del Movimento popolare, porterà la testimonianza del proprio confronto con la Cina, dalla rivoluzione culturale ad oggi.

P. Turnley:

Sono arrivato in Cina il 15 aprile per fare un racconto fotografico sulla Cina prima dell’arrivo di Mikhail Gorbacev. Prima di andare in Cina, devo confessarlo, non conoscevo quasi niente della politica, della cultura, della storia della Cina. Nella notte del 15 aprile sono stato svegliato alle tre di mattina da un collega che mi ha detto di vestirmi rapidamente perché gli studenti erano scesi a marciare nelle strade. Con una macchina abbiamo attraversato Pechino e dopo aver guidato per un'ora abbiamo incontrato questo gruppo di 3.000 studenti che stavano per entrare nella piazza Tienanmen. Non mi rendevo conto di assistere a un avvenimento straordinario. Man mano che i giorni passavano, la piazza diventava sempre più punto di incontro di studenti: dai 3.000 della prima notte, il gruppo era diventato in pochi giorni di 10.000 studenti... e poi centinaia di migliaia (…). A metà maggio Gorbacev è venuto in Cina. Più di qualunque altro fotografo occidentale, ho seguito Gorbacev praticamente ovunque, sono il solo ad averlo fotografato nel suo ufficio al Cremlino. Appena è arrivato in Cina, mi sono recato all'aeroporto per fotografare il suo arrivo. Avrebbe dovuto esserci una cerimonia di benvenuto ma è stata cancellata proprio perché la piazza Tienanmen era piena di più di 500.000 studenti. All'incontro della mattina dopo con Deng Xiao Ping, Gorbacev è dovuto arrivare passando dalla porta posteriore. Era una cosa inimmaginabile, nel contesto di quello che era il mio modo di fare reportage sugli avvenimenti mondiali, era una cosa inconcepibile che improvvisamente un gruppo di studenti potesse forzare i due leader comunisti più potenti del mondo ad incontrarsi quasi in clandestinità. Il giorno successivo ho lasciato l'albergo per recarmi ad una conferenza stampa di Gorbacev: mentre mi spostavo con la mia motocicletta, la strada era praticamente piena, gremita per chilometri di studenti che marciavano, ma l'elemento nuovo erano i lavoratori, gli adulti, persone di tutti i ceti della società. Ho fotografato tutto il giorno e tutta la notte (…), la potenza dell'immagine che passava di fronte ai miei occhi era tale che avevo quasi paura, paura di perdere il controllo e di non riuscire a mostrare quello che io stavo vedendo (…). Dopo la partenza di Gorbacev, è cominciato sulla piazza lo sciopero della fame. Il sole era molto caldo, gli studenti hanno cominciato a stare male, a svenire, le ambulanze continuavano a correre, a entrare, a uscire dalla piazza ogni 30 secondi. Ma vi era una energia costante, un modo di sostenersi attraverso parole, musica, suoni, qualcosa che aveva una potenza incredibile. Io guardavo i loro volti, li vedevo svenire (…). Poi è stata dichiarata la legge marziale. Ero lì con altri colleghi e centinaia di migliaia di studenti. L'idea che questa piazza avrebbe potuto presto essere invasa dalle truppe mi ha veramente stretto lo stomaco come in una morsa. Era insopportabile. Abbiamo aspettato l'intera notte, alle 6 della mattina sono andato in macchina verso la periferia occidentale di Pechino e lì ho visto una scena incredibile. Un convoglio di camion militari circondato da studenti che cercavano di intavolare un dialogo con i soldati, che offrivano loro cibo, attraverso un modo di essere totalmente non violento, studenti che bloccavano con i loro corpi l'avanzamento delle truppe cinesi (…). In quel momento mi sembrava di assistere ad una vittoria, e volevo veramente esprimerlo e adesso voglio ribadire il concetto che gli studenti non hanno subito una sconfitta. È ancora lotta (…). Nei giorni successivi la piazza ha cominciato a trasformarsi sotto i miei occhi: praticamente abitata da studenti, aveva preso una vita propria. Vi si sviluppava una vera e propria comunità. Persone che mangiavano, che dovevano ripararsi in qualche modo, proteggersi contro il vento, contro la pioggia, che dovevano occuparsi anche dei problemi sanitari. La piazza è diventata per me come una piccola città. Le mie fotografie venivano pubblicate su "Newsweek", quindi ero ben consapevole, ad ogni momento, della situazione dell'esercito. Le truppe arrivavano alla stazione centrale di Pechino, erano già dentro, erano ormai alla distanza di un chilometro. Ci dissero che la metropolitana era stato chiusa, che era piena di truppe cinesi e che vi erano anche dei tunnel scavati sotto la piazza, anche questi gremiti di truppe (…). Adesso vorrei che David raccontasse quello che è successo il tre e quattro giugno, quando le truppe cinesi sono entrate in Pechino e hanno preso la piazza con la forza uccidendo centinaia e migliaia di studenti.

D. Turnley:

E’ la notte del tre giugno e vi è una folla enorme di persone in mezzo ad una grande via. Sono circa le 2 della mattina. Queste persone sono rimaste sullo stesso posto per settimane. Improvvisamente, 30/40.000 soldati appaiono. Scendono lungo la via e voi, le persone, voi, gli esseri umani, seduti lì, li vedete. Vi raggruppate, premete intorno, cominciate a tirarli e spingerli. E poi li fermate, e parlate con loro e dite loro che non sanno cosa stanno facendo e dite voi, voi soldati, voi esercito, siete anche voi parte del nostro popolo. E i soldati improvvisamente si voltano e se ne vanno e questa stata la cosa più incredibile che abbia mai visto. Il giorno dopo, di nuovo i soldati cominciano ad arrivare da ogni parte. Saranno circa 50.000 e improvvisamente qualcuno di voi viene tirato dentro al centro della folla e i soldati cominciano a picchiare. Io ho visto un ragazzo che veniva picchiato, il sangue che scorreva sul suo volto, sul suo corpo, ma continuava a tenere in mano il casco di un soldato, più tardi ho visto il corpo di una persona morta, schiacciata da un carro armato. Le truppe continuano ad arrivare, adesso le persone sono furiose, è l'una della mattina, ogni 10 minuti l'esercito spara sulla folla, 20 o 30 cadono. Chi resta, solleva i corpi e li porta via, attraverso la folla, per cercare di curarli o comunque di salvarli. E ogni 10 minuti ritornano al loro posto e di nuovo l'esercito spara (…). Ho visto questo per quattro ore continue. Fino a che tutti hanno capito che la loro piazza era stata conquistata. A partire da questo momento si è bloccato il movimento.

Li Lu Male:

Mi scuso, vorrei poter parlare italiano, questa lingua così bella. Quando sono arrivato in questa terra ho incominciato a sperare che avrei potuto incontrare persone di alta grandezza morale e adesso sono qua con voi tutti, amici miei. Ieri, quando siamo stati insieme, sono rimasto veramente colpito e mi ha commosso vedere questi studenti che cantavano canzoni. Improvvisamente mi è sembrato di essere ritornato sulla piazza Tienanmen, e ho capito che dovunque persone giovani si uniscono e condividono idee comuni, non vi sono differenze. Voglio descrivervi come era la situazione prima del movimento. Il popolo cinese viveva e vive una vita miserevole e la situazione è molto grave. Vi è un'inflazione molto forte, nessuna libertà di parola. I problemi si ripetono. Già nel 1919 gli studenti volevano parlare, levare la loro voce, in quanto rappresentanti della gente comune, per poter dare suggerimenti al governo. Niente di più. Il 15 aprile l'ex Segretario di Stato, che veniva considerato dagli studenti come un simbolo della riforma democratica, è morto. Gli studenti hanno organizzato una manifestazione in sua memoria e sono scesi nelle strade per rendere chiaro quello che volevano. L'atteggiamento del governo è stato del tutto al di là di qualsiasi possibilità di immaginazione. Vorrei darvi un esempio: il 21 aprile più di 100.000 studenti erano seduti sulla piazza pacificamente, solo per scrivere un documento nel quale esprimere i nostri desideri. Abbiamo scritto col nostro sangue per poter presentare questo documento ai nostri governanti. Abbiamo dovuto presentarlo al Congresso. Abbiamo dovuto aspettare per più di 40 minuti e non vi è stata nessuna risposta. Il 26 aprile, il governo ha dichiarato che il movimento degli studenti rappresentava un disturbo e una insurrezione contro l'ordine. Potete immaginarvi quali erano i nostri sentimenti: quello che chiedevamo era una cosa molto semplice, aprire un dialogo con i leader del governo. Per questo davamo suggerimenti in nome della gente comune, gente della strada. Ma una questione così semplice non può essere risolta in questo modo. Verso la metà di maggio - mi ricordo che era un giorno pieno di luce e di sole, la stagione della primavera, quando i fiori riempiono le nostre aiuole, ma un giorno per noi di profonda tristezza - migliaia di amici, di studenti, hanno deciso di iniziare lo sciopero della fame. Non avevamo nessun altro modo per fare ascoltare le nostre richieste. Nel recarci sulla piazza di Tienanmen, io e i miei amici ci sentivamo veramente molto tristi. Vedevamo i fiori ai lati della strada, Ciao Lin ne ha colto uno e ha detto: "E’ un po' come la nostra vita, quella dei fiori. Un fiore così bello morirà e questo è come la nostra vita". Prima di iniziare lo sciopero della fame sulla piazza Tienanmen, alcuni professori ci hanno invitato a fare un'ultima cena insieme. E’ un'abitudine, un costume cinese, significa che tutti noi ci impegniamo a sacrificarci. Quando abbiamo iniziato lo sciopero della fame non avevamo stabilito una data finale. Abbiamo semplicemente cercato di ascoltare le nostre coscienze. Ci siamo detti: se non raggiungiamo il successo per le nostre richieste, continueremo all'infinito, fino a che non saremo morti. Quindi, per sette giorni completi, più di 3.500 studenti hanno continuato lo sciopero, sono svenuti, sono stati inviati all'ospedale, alcuni di questi sono ritornati e hanno continuato a star male e a svenire. A me è successo tre volte, un amico dieci volte è ritornato e dieci volte è svenuto. In ospedale si è risvegliato e ha visto che i medici lo stavano trattando con glucosio, si è rifiutato di seguire questo trattamento, ha solo chiesto un poco di acqua ed ha ripreso lo sciopero della fame. Ma di fronte a questa azione così coraggiosa il governo ha continuato a non dare risposta e così siamo giunti all'ottavo giorno dello sciopero della fame: quel giorno il governo ha annunciato che veniva imposta la legge marziale a Pechino. Da 200.000 a 300.000 soldati vengono così inviati a Pechino, ma il nostro popolo si è schierato accanto agli studenti che stavano facendolo sciopero della fame. Più di 10.000, 11.000 persone che facevano lo sciopero della fame, e milioni di cinesi che li sostenevano, quando hanno sentito che era stata imposta la legge marziale, più di un milione di persone in modo autonomo ed istintivo si sono organizzate per bloccare, con i loro corpi, le truppe che cercavano di entrare nella città. È qualcosa che mi ha colpito, è stato veramente commovente vedere persone anziane, vecchie donne e uomini che con i loro stessi corpi cercavano di bloccare i camion, pronti a morire. Volevano proteggere le vite dei giovani. Non so come posso descrivere i sentimenti che provavamo sulla piazza Tienanmen. Siamo rimasti li più di tre settimane. Dormivamo sulla pietra. Lo sciopero della fame era la nostra unica maniera per presentare delle semplicissime richieste. Siamo stati sostenuti, appoggiati dal popolo cinese e anche dai popoli di quasi tutto il mondo. E a volte ci è sembrato di avere già vinto, perché avevamo risvegliato i popoli, avevamo fatto capire quale può essere il significato del potere del popolo. Le persone comuni hanno capito che potevano alzare la voce per chiedere che fossero rispettati i loro diritti, in quanto esseri umani che hanno una loro piena dignità. Si trattava di persone complete, che potevano farsi ascoltare: e in quei giorni gli studenti hanno dimostrato anche di avere grosse capacità organizzative. Ogni giorno ci si organizzava per bloccare le stazioni della metropolitana, ma anche per far sì che la vita dell'intera città si svolgesse con ordine. Nel corso di quei giorni si pensava che l'ordine in Pechino fosse qualcosa che appartenesse ormai alla storia passata di Pechino e invece siamo riusciti, e questo è stato ripreso da tutti i giornali, ad organizzare cinque comitati che hanno regolato l'intera vita della città, conservandola come prima: questo ha scatenato l'appoggio del popolo agli studenti. È uno tra i dati più interessanti, ma è anche un simbolo per dimostrare che i cuori, i sentimenti di tutti erano dalla parte degli studenti. Ma qual è stata la reazione del governo e cosa è questo governo che ha scatenato il massacro? I miei amici vi hanno appena descritto il massacro. Io non voglio ripetere questa triste storia, ancora adesso mi è insopportabile raccontare, penso che tutti voi possiate capire i nostri sentimenti. Vorrei soltanto dire una cosa. Gli studenti, quegli studenti che sono stati feriti, colpiti, sono studenti come voi e si sono trovati di fronte a delle truppe pericolose, però hanno cercato di reagire nel modo più pacifico e non violento possibile. Vorrei darvi degli esempi. Il 21 maggio si è avuto il primo momento di pericolo; ci veniva detto che l'esercito stava cercando di entrare nella piazza e che si preparava ad attaccarci con gli elicotteri, dall’alto, facendo scendere i soldati sugli studenti. E vi erano varie dozzine di elicotteri che volavano sopra la piazza Tienanmen. Cosa hanno fatto gli studenti? Hanno lanciato in aria dei palloni, non conosco il termine esatto in inglese, ma erano come aquiloni di carta, che da bambini si usano per giocare. Pensavamo che questi fragili aquiloni di carta potessero bloccare gli elicotteri. Poi c'è stato un altro momento di estremo pericolo. Una giovane coppia che faceva lo sciopero della fame ha annunciato di volersi sposare sulla piazza Tienanmen. Lo hanno annunciato di fronte a tutti gli studenti. Molti hanno partecipato a questa cerimonia di matrimonio. E questo è per noi un simbolo, per dimostrare che crediamo che la vita continuerà, anche se in segreto, perché la vita è qualcosa di sacro, significa dignità e ogni qualvolta soffriamo, siamo ancora degli esseri umani, e se dobbiamo morire, e se moriremo, lo faremo come veri e completi esseri umani e comunque continueremo a lottare e passeremo la consegna alla generazione che ci segue. Molte persone sono venute alla cerimonia di matrimonio e volevano dare tutti i regali possibili a questa giovane coppia. Naturalmente si trattava di persone molto povere, che non hanno niente e non possono trovare grossi regali, però dimostravano i loro sentimenti, il loro amore per la vita. Alcuni hanno dato come regalo una penna, alcuni una tazza d'acqua, altri hanno dato un piccolo pezzettino di sapone. Un operaio voleva perlomeno firmare qualcosa e non aveva carta, non aveva niente, allora ha deciso di strappare un pezzo della sua camicia e l'ha dato, come la cosa più vicina al suo corpo, al suo cuore. Mi spiace, forse capite perché non posso continuare sono il fratello di questa giovane coppia. Vi ringrazio profondamente. Dal vostro applauso sento che siamo gli stessi, uguali, un unico essere umano, possiamo capirci, tutti noi amiamo la vita. Quel giorno io ho coniato uno slogan, ho detto: "Abbiamo bisogno di lottare, ma abbiamo anche bisogno di essere felici". Grazie. Il mondo appartiene e apparterrà sempre a coloro che sono esseri umani completi. Ancora una cosa. Il 26 maggio gli studenti hanno deciso di fare un concerto. 3.000 cantanti sono stati invitati alla piazza Tienanmen e hanno tenuto un concerto per l'intera notte. Studenti e persone cantavano e ballavano. Non ci importava, se i soldati sarebbero venuti, se ci avessero ucciso. Noi volevamo essere felici, volevamo godere la vita. Il 4 giugno è iniziato il massacro. Gli studenti decisero di creare un'università che si sarebbe chiamata Università di Democrazia della piazza di Tienanmen e hanno anche fatto questo statuto della democrazia e una statua intorno a cui abbiamo celebrato la creazione di questa università. Abbiamo fatto dei discorsi. Questo è durato due ore, le sole due ore di vita di questa università. Poi i carri armati sono entrati nella piazza e hanno spazzato via tutto quello che avevano creato. Gli studenti, gli operai, gli intellettuali, i cittadini, tutti sono stati uccisi e così anche la statua della nostra Università della Democrazia è stata spazzata via. È l'università che ha avuto la vita più breve del mondo intero. Però penso sia l'università più grande del mondo. Capisco che il vostro cuore è dalla parte degli studenti cinesi, e quindi in futuro potremo lottare uniti. Non vi saranno differenze fra italiani e cinesi. Noi vogliamo unicamente che ci venga concesso di vivere come esseri umani. Adesso vorrei dire qualche cosa che riguarda la mia fuga dalla Cina. Ero considerato uno dei leader degli studenti più ricercati dal governo in Cina. La lista dei criminali ricercati viene spedita nell'intero Paese, quindi è quasi impossibile fuggire, perché la Cina ha un sistema di polizia segreta estremamente ramificato per poter controllare le persone. Ma c'è un movimento clandestino, tutte le persone riescono comunque a offrirvi sostegno. Non vi posso dire il nome delle persone che mi hanno aiutato a fuggire dalla Cina, è stata una cosa molto pericolosa per loro.Il governo, questo governo assassino, ha arrestato più di 120.000 persone, e varie centinaia sono state condannate a morte e uccise, ma sempre in modo clandestino. L'intera Cina, l'intero Paese, sta ormai diventando una Bastiglia, una enorme prigione, ogni gesto è pericoloso, ognuno deve criticare gli altri e autocriticarsi. È come quello che hanno fatto durante la Rivoluzione Culturale, nel corso di quei tristi tempi più di 16 milioni di persone sono morte. Adesso il governo assassino vuole che la storia si ripeta, ma non possono farlo: la situazione è totalmente diversa. Molti leader, intellettuali, sono stati aiutati a fuggire dalla Cina e adesso vi è una certa forma di resistenza. Il governo ha perso qualunque fondamento legale nel cuore del popolo cinese. Dopo il massacro, io ho sentito che la mia vita non era più qualcosa che mi appartenesse, il mio stesso sangue rappresenta un continuum con il sangue di quegli studenti che sono morti sulla piazza di Tienanmen, il loro sangue è collegato per sempre con la mia vita.. Per tutta la mia vita io sarò profondamente impegnato in questo movimento per il ritorno della democrazia in Cina. La nostra lotta ha uno slogan molto semplice: democrazia per la Cina, diritti umani per i cinesi. Adesso in Cina possiamo ancora fare qualche cosa e noi che siamo fuori possiamo aiutare. Uno dei programmi è ricostituire tutte le strutture proprie alla democrazia. So che vi sono degli insegnanti, per esempio negli Stati Uniti, in California, che hanno deciso di creare un fondo per ricostruire le strutture di democrazia sulla piazza di Tienanmen. Mi hanno parlato del vostro movimento qui in Italia, sono stupito e commosso da quanto avete fatto, io posso capire la vostra lotta, quello che voi state facendo perché qualche cosa che vuol portare a trattare gli essere umani come tali. È esattamente quello che noi studenti vogliamo, quello per cui lottiamo, quello che vogliamo per il popolo cinese. Quindi penso che tutti voi potrete offrirci il vostro sostegno per quello che sarà un lavoro comune. Ancora un altro dei nostri programmi: ricostruire questa università di cui vi ho parlato, vogliamo che sia veramente una università internazionale. Penso che sia possibile cooperare, lavorare insieme. Ieri, mi ha commosso una canzone molto bella, ha lasciato una profonda impressione nel mio cuore. Per concludere il mio intervento, io vorrei ricantare questa canzone con voi tutti; la canzone parla di gente comune, normale, esseri umani che dicono: il nostro mondo è piccolo ma bello, un mondo uguale per tutti. Vorrei cantare questa canzone con voi, amici miei, e vorrei invitare tutti i miei amici a cantarla. L'ho imparata solo pochi minuti fa, ma vorrei che tutti voi mi insegnaste, proviamoci insieme.

M. Vitali:

Si tratta di "Povera voce", che Li Lu ha ascoltato per la prima volta ieri sera, partecipando alle stazioni del Miguel Manara

Il pubblico canta la canzone che Li Lu ha richiesto

Per quanto riguarda questa solidarietà concreta, l'università della democrazia, l'amico Li Lu ha chiesto al nostro movimento di essere il partner per l'Italia e anche di aiutare altri Paesi. Noi aderiamo con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre possibilità.

  1. Brandirali:

Non credo ci sia molto da aggiungere, perché il nostro amico ha espresso la capacità di riconoscere la similitudine dei segni. Noi abbiamo vissuto insieme un avvenimento che ci riguarda realmente e potremmo dire che la vera politica è in questo vivere. Sentiamo che non ci sono frontiere davanti a questo avvenimento che ci è stato testimoniato. Senza slogan, senza progetti politici, questa piazza Tienanmen ha chiamato un popolo che è sceso nelle strade e ha partecipato attorno agli studenti. Allora questo vivere è anche il vibrare, il sentire di un popolo e questa persona che da sola sta davanti al carro armato e che dice - si può ancora morire per quello che mi agita il cuore - diventa migliaia, milioni di persone che vivono in quel bisogno. In Occidente non c'è stato nessuno che abbia criticato i giovani della piazza Tienanmen, ma io ho sentito il bisogno di rimuovere la provocazione dell'avvenimento, di cercare di inscrivere la cosa in schemi già scontati dentro di noi. E invece, questo avvenimento che seguivo in televisione è stato il sanguinare del cuore, per me che avevo vissuto una grande passione per il comunismo, per la ribellione, per la rivoluzione Culturale, per il sistema alternativo, per un mondo che fosse finalmente giusto. Questa pretesa del mondo giusto diventava qui, nella realtà, il peggiore dei mondi, la speranza bruciata davanti al fatto che il progetto diventa violenza, incapacità di riconoscere la persona, di lasciar parlare il popolo. Davanti al dolore che mi dava questa spaventosa tragedia della repressione di un popolo, io ho trovato un posto solo dove gridare questo mio dolore, ho trovato voi, questa capacità di essere non normalizzati (…). Questo è il posto dove io ho potuto dire la mia diversità rispetto a quei comunisti con cui avevo vissuto, lavorato, che risolvevano il problema della Cina dicendo: ma quelli là non sono comunisti (…). So di aver vissuto nel dramma dell'esperienza, della vita, degli avvenimenti, so di aver sbagliato. Ricomincio. E l'avvenimento ancora mi provoca e mi fa capire e mi insegna: allora io sto davanti all'avvenimento, non davanti alla posizione, alla linea, alla misura politica di una definizione, non sono definibile da nessuna politica, voi non siete definibili da nessuna politica, perché siete il luogo dove l'avvenimento si riflette realmente e continua ad esprimersi. Infatti abbiamo potuto ancora vivere questo incontro, per noi la faccenda cinese non è finita, l'avvenimento è ancora tutto davanti a noi, abbiamo tutto da imparare e abbiamo tutta la passione. E in questo che si afferma che la prima politica è vivere. Grazie.