Sabato 26 agosto 1989 ore 11

INCONTRO CON "IL SABATO"

Partecipano:

Giuseppe Frangi, direttore de "Il Sabato"

Alessandro Banfi, notista politico de "Il Sabato"

Giovanni Testori, scrittore e drammaturgo

Augusto Del Noce, filosofo

GIUSEPPE FRANGI

Innanzitutto vi ringrazio di essere intervenuti così numerosi a quello che ormai è diventato un appuntamento abituale del Meeting, cioè l'incontro con "Il Sabato". Che scopo ha quest'incontro? Innanzitutto ci è sembrato giusto tracciare un bilancio di quest'ultimo anno. Un anno molto importante, fondamentale (…), non solo per gli esiti del prodotto "Il Sabato", il nuovo formato e così via, ma anche sul fronte delle cifre (…). L'anno scorso "Il Sabato" era un giornale che vendeva, tra abbonamenti e vendite nelle edicole, 56.000 copie. Oggi "Il Sabato" vende 80.000 copie. L'incremento è stato del 30%. Per darvi un'idea - non voglio fare ulteriori cifre - siamo praticamente a un passo da giornali che hanno una grande struttura aziendale ed editoriale come "Epoca" ed "Europeo". L'esito concreto di questo aumento di copie è stato anche l'aumento del fatturato pubblicitario. L'anno scorso, a quest'epoca, sapevamo che avremmo chiuso l'anno con 3.600.000.000 di fatturato pubblicitario; quest'anno sappiamo che chiuderemo l'anno toccando i 6.000.000.000 di fatturato pubblicitario. L'anno scorso, le pagine di pubblicità ospitate sul giornale durante tutto l'anno erano state 800, quest'anno saranno 1.200 (…). Direi che c'è stato un momento particolarmente magico di questo che, continuo a dire, è stato un grande anno: è stato il momento della campagna pubblicitaria.

A febbraio, quattro mesi dopo il cambio di formato, "Il Sabato" si è lanciato con una campagna diffusa su tutte le reti televisive, sulle sei reti televisive nazionali e su tutta la stampa nazionale. La pubblicità de "Il Sabato" è stata letta con infinito stupore anche dai lettori dell'"Unità" che se la sono trovata sul loro giornale, come pure dai lettori del "Sole 24 ore", ecc.

Vorrei ora accennare alla storia dei cinque spot, che tanto hanno fatto discutere (...). Avevamo già un contatto con uno dei maghi della pubblicità italiana, Gavino Sanna, il quale ci ha detto: "Se mi lasciate libero di fare, di raccontare, di esprimere attraverso uno spot quello che secondo me è "Il Sabato", cioè uno dei pochi strumenti di libertà che oggi ci sono in Italia, accetto di farvi la campagna pubblicitaria". Gavino Sanna è il personaggio che ha fatto lo spot più famoso di questi anni '80, cioè quello della Barilla. Avevamo veramente a che fare con il numero uno. Ovviamente lo abbiamo lasciato libero, ed è nata questa sequenza di cinque spot in bianco e nero, che sono stati poi premiati ad ogni livello: in particolare, lo spot "Il risveglio del villaggio" ha ricevuto il primo premio ANIPA. Vuol dire che è stato giudicato il più bello spot nella Categoria giornali e servizi, tra quelli prodotti nel 1989 in Italia (…).

Questo primo contatto con Gavino Sanna ha prodotto quello che, secondo noi, è stato il vero evento pubblicitario del "Sabato": lo spot del ragazzo che, sulla piazza Tienanmen cerca di fermare un carro armato. Rivediamolo.

Parte lo spot del "Sabato" sugli schermi dell'Auditorium: "Un uomo da solo può fermare la storia, può spostare le montagne. "Il Sabato" rende omaggio a quest'uomo che ognuno di noi ha dentro di sé".

Per questo spot, qualche giornale ci ha accusato di avere usato un metodo cannibalesco, di aver sfruttato una tragedia: era probabilmente invidia. Lo ha dimostrato il fatto che Li Lu, il ragazzo cinese che era qui al Meeting e che ha commosso tutti con la sua testimonianza e il suo ricordo della piazza Tienanmen, quando allo stand del "Sabato" ha rivisto questa pubblicità, si è messo a piangere e ci ha ringraziato.

o raccontato un grande anno sotto il profilo delle cifre, ne manca una, la dirò in conclusione, perché è la cifra che più ci ha colpito, che più ci convince a continuare, ci convince della bontà dell'impresa. Prima di arrivare a quell'ultima cifra, però, vorrei raccontare un'altra dimensione secondo la quale "II Sabato" è diventato grande. "Il Sabato", durante quest'anno, è diventato il palco da cui moltissimi personaggi della cultura italiana hanno accettato di intervenire, intravvedendo nel "Sabato" uno strumento, non solo inedito e nuovo, o magari decisamente spregiudicato, ma soprattutto una possibilità di libertà anche per loro, anche per persone che magari su molte cose non condividono le posizioni che il giornale stesso assume.

Inizierei, nell'elencarli, dai due personaggi che noi della redazione del "Sabato" riteniamo un pò come i nostri padri, quelli che ci hanno seguito, dall'inizio della nostra storia e, con sempre maggior intensità, in questo ultimo anno, e cioè Augusto del Noce e Giovanni Testori, che oltretutto sono qui presenti.

So che in Fiera in questo momento c'è uno dei più grandi esperti della cultura sovietica, che da quest'anno ha cominciato a collaborare con "Il Sabato" e che parlerà oggi pomeriggio, Vittorio Strada. Con lui parlerà oggi anche colui che tiene la rubrica di maggior successo all'interno del "Sabato", Franco Cardini, il famoso Mister Terzapagina.

Ma vorrei completare, perchè mi sembra giusto, l'elenco con altri nomi: Irina Alberti, Sergio Grigoriantz, il direttore di "Glasnost", che ha un contratto di collaborazione con noi da Mosca, Piero Chiambretti, Ferdinando Camon, Franco Branciaroli, Edoardo Raspelli, Enrico Ruggeri. Ecco, grazie a loro, grazie a tanti altri...

GIOVANNI TESTORI

Si è dimenticato del primissimo di tutti: Giussani.

GIUSEPPE FRANGI

Era giusto che lo ricordassi. tu. Questo dimostra che innanzitutto è un giornale che non ha nessuna preoccupazione di schieramenti, tant'è che, pur non scrivendo, uno dei personaggi che ci ha più aiutato in questo ultimo anno a formulare giudizi, anche spregiudicati, sulla situazione politica, culturale, umana dell'Italia, è un personaggio che con il cattolicesimo non ha nulla a che fare, Lucio Colletti. Egli, dopo la delusione delle votazioni per le Europee, ci ha detto: "Ora che anche Craxi inizia a vacillare, non son più sicuro che sia la sponda a cui appoggiarsi in Italia: non mi restate che voi del "Sabato"". 1 i~

Ma, avevo accennato all'inizio, c'è un'altra cifra importante. La cifra che più ci sta a cuore e che giudica come nessun'altra quest'anno del "Sabato". Vi ricordate che l'anno scorso, qui, presentammo un piccolo filmato il cui protagonista era un tal personaggio che si chiamava SuperSabato? Non so se "Il Sabato" quest'anno sia stato super, di sicuro lo sono stati i suoi lettori. Pensate che l'anno scorso a quest'ora eravamo partiti con il pazzesco, utopistico obiettivo di fare 10.000 abbonamenti che sostenessero il nostro giornale. L'anno scorso, a questa data, gli abbonati erano 11.000, oggi gli abbonati sono 26.000.

Ecco, io vorrei concludere su questa cifra, concludere dicendo che ovviamente siamo supercontenti, ma non ancora sazi, andremo avanti. Vorrei dare ora la parola ad Alessandro Banfi.

ALESSANDRO BANFI

Diverse volte si è cercato di parlare della nostra testata descrivendo le nostre ossessioni, e certo abbiamo offerto materiale di cui scrivere a molti colleghi, ma l'ossessione che ci piace avere è quella del realismo.

lo credo che uno dei motivi per cui abbiamo promosso questo sondaggio sui giovani e la Chiesa è stata proprio quest'ossessione di essere attaccati alla realtà così com'è, quella realtà da cui tutto dipende, come dice Pasolini, e di cui tutti sono portati a non parlare più.

Il nostro intento è cercare di capire la situazione vera, di guardare, con il massimo di realismo, la realtà della Chiesa e della società italiana Per questo abbiamo presentato ai nostri lettori questo sondaggio, in qualche modo analogo a quello che "Il Sabato" fece fare alla Doxa nell'84. Possiamo paragonare i dati di oggi a quelli di allora. Il Cirm ha posto al campione usato - scelto in un'area di indagine di 14.700.000 giovani, compresi tra il quindicesimo e il trentesimo anno di età - alcune domande. La prima era: cosa hai fatto domenica scorsa? Il totale delle risposte dice che il l'1,7% ha detto che, fra l'altro, era andato a Messa. Tra le varie attività estive, la Messa batte solo il parco (1,0%) e non regge il confronto con la piscina (2,3%). Ebbene, alla domanda: sei andato a Messa nel fine settimana?, solo il 15,5% ha risposto di sì, mentre l'84,5% ha risposto di no. C'è una curva, come dicono i sociologi, di caduta di frequenza alla Messa che coincide con l'età, possiamo dire, dell'inizio del liceo, delle scuole medie superiori: insomma, i teenagers non frequentano più (…). Se confrontiamo questi dati con l'indagine che nell'84 abbiamo commissionato alla Doxa sullo stesso tema, vediamo che il calo reale dei fedeli, in cinque anni, è stato pari al 10,8% . Questi sono i dati.

Ecco, io credo che la partita, la scommessa di fondo del "Sabato", sia proprio la speranza di aprire una breccia, una prospettiva, perché i giovani di oggi, questi stessi giovani per cui la messa è finita, non possano incontrare solo un cattolicesimo di idee o di progetti o, diciamo così, di possibilità intellettuali, di dottrina, in un certo senso solo i cosiddetti valori, ma perchè possano fare un incontro gratuito con qualcosa che li interessi veramente. Io credo che il dramma che esce da queste cifre del sondaggio sia proprio il dramma di una cosa che non interessa più la realtà della vita dei giovani, il dramma di qualcosa che non riguarda più la vita di tutti i giorni. Ecco, il solo pensare che le cose che noi scriviamo possano aprire una breccia, far considerare la prospettiva di un possibile incontro vero e gratuito per cui la vita diventa più grande, è la cosa che ci fa andare avanti, è la cosa di cui ringraziamo voi che ci seguite, ci sostenete, è la cosa che cerchiamo di ricordarci scrivendo. Grazie.

GIUSEPPE FRANGI

Grazie ad Alessandro Banfi: ma cosa rappresenta "Il Sabato" per quelli che ho chiamato i due padri fondatori? La parola a Giovanni Testori e Augusto del Noce.

GIOVANNI TESTORI

Io non sono affatto un padre fondatore, sono solo un fratello un pò strano, che ha dato una mano quando "Il Sabato" era un settimanale più piccolo, ma ugualmente importante e dal quale poi è venuto fuori, anno dopo anno, quel settimanale così vivo, così dentro la realtà, così privo di ogni schema, di ogni ideologismo, così aperto a vedere, a spaccare, a lacerare i veli - che gli altri giornali o hanno interesse a tenere sopra la realtà, o non s'accorgono nemmeno più che ci sono - perché emerga il dolore, la gioia poca, l'ignominia tanta, della nostra vita.

Quindi io sono qui come un amico, un accompagnatore, ogni tanto scrivo, vorrei scrivere di più, non è detto che non mi decida a farlo perché, soprattutto dopo questa settimana al Meeting, mi sono accorto che certe grandi testate… adesso la dico grossa ... hanno piccoli testicoli. Però una cosa volevo dire: "Il Sabato" è certamente grande per la sua forza e la sua capacità di stupire, e stupisce proprio per questo suo entrare nella realtà, prenderla in mano, sviscerarla amandola.

Dicevo che "Il Sabato" in questi ultimi anni, e soprattutto con questo cambio di formato, si è distinto dagli altri settimanali proprio perché, contrariamente agli altri giornali, tocca, guarda la realtà, la vita, con un occhio, un cuore e una passione diversi.

Ed è proprio per questo che io cito un'altra volta Don Giussani quando dice: "La giornata ci è data perché questa verità, la verità di Cristo, nasca dalla carne, sia vista da noi e dagli altri nella nostra carne, cioè nei rapporti che viviamo con noi stessi, con gli altri e con le cose". Giussani in questo stesso testo parla di carità. Ora, la politica, e nessuno possa poi illudersi di dividere il Movimento popolare e "Il Sabato" da CL, la parte del Movimento che fa politica, è una parte che espone la propria carne: in politica, i colpi non si risparmiano. Ma io mi son chiesto se la vera carità del fare politica non stia nell'essere attenti, acuti, ardenti, accesi, quando necessario mordenti.

L'attività politica, e "Il Sabato" che l'accompagna, è un attività che ogni tanto sanguina, ogni tanto dolora e ogni tanto può anche addolorare. Ma io trovo che questo sia necessario, faccia parte proprio della carità: basta che dentro tutto questo ci sia l'amore perché il risultato sia liberante, restituisca la vita alla vita. A me pare che questo ci sia, ne sono sicuro, quindi io dico grazie ai miei amici del "Sabato" e li sollecito a continuare (…).

Volevo farvi un'altra raccomandazione, dirvi che, secondo me, c'è una parte del "Sabato" che deve ancora raggiungere la stessa capacità di irruzione, la stessa capacità di stupore, la stessa capacità di prendere nelle proprie mani la vita, la vita politica, la vita della Chiesa, la vita di tutti i giorni. Non scordatevi mai certi fatti che sembrano piccoli e che devono essere portati sui livelli dei fatti grandi, come avete fatto con Margherita, quando avete pubblicato il diario di Monica. Perché la cosa bella del "Sabato" quando è nato, è che parlava di certi argomenti, della catena dei primi morti di droga, di quel ragazzo di Renate che, in un momento di disperazione, aveva ucciso sua madre, di tutte queste vicende, come se fossero cose della nostra famiglia.

Ecco, io vorrei che ogni tanto "Il Sabato" tirasse dentro allo stesso piano dei grandi temi, questi temi che sono altrettanto grandi. Perché è lì l'amore. Per esempio, facendo un resoconto del Meeting, io vorrei che voi dedicaste uno spazio proprio come si merita a chi il Meeting l'ha fatto, dagli Smurro, da Don Giancarlo fino a questa militanza, tutti: a chi ha fatto le mostre (…).

Voi dovete trovare - e non è difficile, si tratta di guardare bene gli avvenimenti, di prevenirli - il modo perché anche la parte della cultura, che è già viva, venga in primo piano, insorga, diventi

anche lei insurrezionale. Proprio insurrezionale: e qui chiudo, ripetendo la cosa che da qualche tempo forse troppo ripeto. Che nella vita, oggi, non si può essere risurrezionali, visto come è il mondo, senza essere insurrezionali e non si può essere insurrezionali senza tendere alla resurrezione.

Quindi, con tutto il mio amore, offro l'aiuto che posso dare al "Sabato": io devo ringraziarvi tutti ancora, tutti con tutto il cuore. Non dimenticherò mai che mi avete dato la forza di essere meno indegno. Grazie.

AUGUSTO DEL NOCE

Dunque, preso di sorpresa, trovo molta difficoltà a raccogliere e ordinare le molte idee, ovviamente, e le molte emozioni che provo e che ho provato, come lettore del "Sabato". Ora cerchiamo di definire che cosa sia la caratteristica del "Sabato" rispetto all'ordinaria pubblicistica cattolica. Secondo me, uno dei primi caratteri è questo: il prendere sul serio gli avversari. Talvolta si è anche ecceduto polemicamente, questo è nell'ordine delle cose, ma sostanzialmente li si è presi sul serio. Perchè, qual è la idea degli avversari del cattolicesimo? E' questa, che oggi noi saremmo arrivati al momento storico del suo suicidio. Vale a dire, il cattolicesimo non si può più vivere cristianamente nella società contemporanea perché i tempi sono mutati. Il cattolicesimo poteva andar bene per una società di tipo agricolo, ma oggi si è passati ad un altro tipo di società ed è impossibile vivere secondo il modello cristiano. Questa è una idea che era già stata enunciata da Gramsci nel 1919: i cattolici si trovano costretti a fare politica. Ma proprio in questo loro scendere sul piano delle scelte politiche e della storia, sono costretti al loro suicidio come cattolici.

Ora, si tratta di scendere sullo stesso piano degli avversari per dare una risposta. Cioè, mostrare che l'interpretazione stessa del presente e della storia contemporanea porta a riscoprire i valori cattolici, attraverso l'incapacità sia della forma comunista, sia della forma laicista, a render conto di questa stessa storia. Per esempio, prendiamo la forma comunista. Potrebbe sembrare la più sicura guida nell'interpretazione della storia presente, della storia, diciamo, dalla prima guerra mondiale a oggi. Voi sapete quanti cattolici fossero persuasi di questa tesi. E infatti nacque il fenomeno, non ancora del resto estinto, anche se ha cambiato forma, del cattocomunismo; fenomeno che si allargò dagli ambienti giovanili a ravvivare, diciamo pure, talvolta, gli stessi teologi. Ma oggi che cosa è il marxismo, o il comunismo? Noi siamo costretti a prendere le difese - nonchè di Gramsci - anche di Togliatti e addirittura di Stalin, perchè, se non ci fosse stato Stalin, il comunismo sarebbe finito, e quindi noi dobbiamo rimproverare ai comunisti la loro ingratitudine rispetto a Stalin.

D'altra parte, vediamo a che cosa sono ridotti oggi gli indirizzi laici. Quando ero giovane si parlava di Benedetto Croce, della religione della libertà e adesso noi certamente dobbiamo apprezzare il valore di Croce, ma non possiamo prenderlo come guida nell'interpretazione del mondo contemporaneo. Prendiamo il Partito d'Azione, che ha avuto una estrema influenza nella cultura politica di oggi e una estrema influenza sulla stessa pubblicistica cattolica. Anche questa sua lettura della storia presente mi pare completamente, ormai, passata. D'altra parte, qual è un errore della comune cultura - parlerò soprattutto della cultura politica e parlo soltanto della parte politica del "Sabato" - dei cattolici? Di guardare sempre ad un avversario del passato, piuttosto che all'avversario presente: così, ad esempio, si parla ancora nel giornalismo cattolico di antifascismo e, ahimè, il fascismo è un passato che deve essere oggetto di storia. Poi si parla di anticomunismo, e anche lì siamo nel passato.

Invece il presente è l'irreligione occidentale. Ora si potrebbe dire che "Il Sabato" è riuscito a vedere questo avversario presente, rappresentato dall'irreligione occidentale, assai più chiaramente di altri fogli cattolici e, direi, della comune pubblicistica cattolica. Notiamo ancora: in Italia si stabili, dal '45, una divisione fra due repubbliche; una, la repubblica politica amministrata da una maggioranza democristiana, e l'altra, una repubblica culturale estremamente anticattolica. Ebbene, se studiamo a fondo questa repubblica culturale possiamo vedere quanti intellettuali e politici cattolici, sinceramente cattolici, siano tuttavia subordinati, nei loro giudizi storici e critici, a questa repubblica culturale. Ora, il grande merito di CL e del "Sabato" è di avere sfidato questa repubblica culturale. La critica mossa dal" Sabato" può talvolta non essere stata abbastanza serena. Dico questo perché, avendo la ragione, non è necessario passare a toni troppo polemici; avendo già la forza, non è necessario prendere una strategia da deboli. Ma nella sostanza, resta sempre questa coscienza della situazione e resta sempre questo grande merito di essersi battuti contro quella repubblica. "Il Sabato", con questo, ha mostrato una novità rispetto ai cattolici e rispetto alla tradizione anche recente della

cultura cattolica.

Quanto ai Maritain e ai Mounier, così spesso invocati dalla cultura cattolica ordinaria, "Il Sabato" ne continua lo spirito assai più di altri. Naturalmente, la lettera di Maritain è del 1935, quando l'avanzata dei fascismi sembrava irresistibile. Ora noi dobbiamo distinguere tra l'essenza, fra lo spirito di Umanesimo integrale e la lettera, non possiamo più ripeterla in una situazione tanto diversa. Tuttavia lo spirito di Umanesimo integrale deve essere continuato e direi che trova la sua vera continuazione italiana, e forse la sua vera continuazione europea, proprio in CL. E' lo stesso, direi, del migliore Mounier. Io lessi Humanisme integral appena uscì, nell'aprile o nel maggio del 1936. Allora, ne ero un ammiratore tale che lo imparai, posso dire, quasi a memoria. Ora quei miei entusiasmi giovanili, che credo di continuare nelle posizioni che assumo oggi, li vedo raggiunti senza nessuna mia influenza dalla gioventù italiana, dalla gioventù dei lettori o dei collaboratori del "Sabato". Quindi, vedete quale giovinezza ritrovi...

GIUSEPPE FRANGI

Ringrazio Giovanni Testori e Augusto del Noce per le loro parole, per le prospettive, per gli incoraggiamenti (…). Vi ringrazio.