Venerdì 25 agosto, ore 15

I CRISTIANI E I MUSULMANI

Seminario di Julien Ries

Modera:

Roberto Barbieri.

R. Barbieri:

Siamo al terzo degli appuntamenti con il professor Ries (…) che ci introdurrà al tema di quest'oggi: il confronto e il dialogo tra le due religioni monoteiste, abramitiche.

J. Ries:

(…) L'Islam è religione e fede, l'Islam. è religione e Stato: una teocrazia. L'Occidente parla di confusione del temporale e dello spirituale. I musulmani distinguono i due aspetti ma, rifiutando ogni tipo di secolarizzazione, danno a Dio la preminenza in tutto: una regalità universale. Temporale e spirituale sono distinti ma inseparabili. L'Islam è la fede, servizio di Dio e aspirazione all'assoluto, di cui la mistica musulmana segna il vertice. La professione dì fede è una doppia testimonianza: "Non c'è Dio all'infuori di Allah; Maometto è il suo profeta". È l'affermazione dell'assoluto di Dio: è l'affermazione dell'homo religiosus che fa l'esperienza di Dio, della sua trascendenza: Uno, Insondabile. Maometto è il suo messaggero, che rivela la religione dì tutti i tempi. L'Islam afferma come prioritari i diritti di Dio, da cui dipendono cinque obblighi maggiori (i cinque pilastri): la professione di fede, la preghiera rituale, cinque volte al giorno, il digiuno del Ramadan, la solidarietà o elemosina, il pellegrinaggio alla Mecca una volta nella vita. La professione di fede è la testimonianza attraverso la quale l'uomo esprime la sua adesione al Dio creatore e al profeta (…). La preghiera è definita lo zoccolo della religione. Il digiuno, invece, è astinenza volontaria e libera, attraverso la quale il musulmano dimostra un superamento della materia e della vita animale, una ricerca di Dio e una solidarietà con tutti i membri della comunità. Il pellegrinaggio costituisce un ritorno alle fonti, all'avvenimento fondante, in una totale uguaglianza di razze (…). Mohammed Talbi, in un suo recente libro, sottolinea due deviazioni moderne di questa linea centrale dell'Islam. La prima è "l'Islam radicale", chiamato anche, ma a torto, integrismo: si tratta di una rinascita dei movimenti conservatori che esaltano "un passato glorioso, costruito in un immaginario collettivo mitico e utopico". L'"Islam. radicale" è terrorista e fa dimenticare che l'Islam è "pace con Dio, con se stessi e con gli uomini". Ma, dice Talbi, questi movimenti sono un segnale di impazienza che ci avverte che qualcosa non va nelle nostre società desacralizzate". La seconda deviazione è quella di un Islam cerebrale, socio-culturale, senza comandamenti, né proibizioni. È la vacuità, l'eliminazione di ogni contenuto normativo. Tra queste deviazioni, conseguenze del ritorno al passato o dell'influenza di ideologie moderne, ci sono i milioni di musulmani che vivono la loro fede nel Dio unico. Per quanto riguarda la visione musulmana del cristianesimo, dobbiamo notare che, oltre ad un linguaggio comune e a numerose convergenze, esiste una divergenza fondamentale: la natura della rivelazione ultima ed il suo messaggero. Per i cristiani, la rivelazione avviene per mezzo di Gesù, per i musulmani attraverso un libro, il Corano. Per i Cristiani la parola di Dio si è fatta carne, un uomo, per i musulmani essa è divenuta libro. Per i Cristiani, Gesù è figlio di Dio; per i musulmani è solo profeta di Dio. Il Corano ricapitola, autentifica e completa tutte le rivelazioni precedenti. L'Islam quindi è un invito ad entrare a fare parte dell'Ummah, la comunità. La Chiesa cristiana e l'Ummah islamica sono due comunità di salvezza che affermano una sola via di salvezza. Per l'Islam, Gesù è il segnale dell'ora zero, che annuncia una svolta decisiva nella storia della salvezza, mentre Maometto è "il sigillo dei Profeti", in cui colmerà la rivelazione. Ecco quindi, in qualche parola, uno sguardo sul mondo islamico e sulla ottica dell'Islam sul cristianesimo fatto da Talbi. Passiamo adesso a discutere l'invito al dialogo islamico-cristiano fatto dal Concilio Vaticano Secondo (…). Il testo del vaticano "Nostra Aetate" è il primo testo ufficiale della Chiesa cattolica che tratta dell'islamismo. I malintesi tra musulmani e cristiani hanno una lunga storia, ma il pensiero cristiano prende coscienza dei valori religiosi e etici, veicolati della seconda religione universalista del mondo (…). Secondo Olivier Clemént, Presidente dell'Associazione degli scrittori credenti, il primo compito dei cristiani consiste nel "ritrovare la prospettiva escatologica che include l'universalismo dell'alleanza". I Padri della Chiesa hanno insegnato la presenza del Verbo di Dio a tutta l'umanità. L'Islam riconosce in Gesù la manifestazione del Verbo e dello Spirito, attende il suo ritorno alla fine dei tempi, per la stretta connessione del "sigillo della Santità" e del "Sigillo della Profezia" (…). Secondo Olivier Clemént, cristiani e musulmani possono accordarsi secondo un reale personalismo, che sottolinei l'irriducibilità della persona fondata sulla volontà di Dio. Questo permette un'alleanza di fronte ai totalitarismi delle razze e delle classi e a tutte le riduzioni operate sul valore della persona umana (…). Il dialogo deve essere un dialogo vero, "nel rispetto ostinato dell'altro, nella libera scelta del suo itinerario". Si tratta di un dialogo tra credenti, pervasi dal desiderio sincero di conoscere e comprendere l'altro per come egli è, in un quadro di rispetto autentico e reciproco. Questa dimensione del dialogo è il segno della sua autenticità e della sua verità. Obbliga i due interlocutori a un duplice atteggiamento: comprendere sempre meglio e continuamente approfondire la propria religione e la propria fede da una parte, e dall'altra fare uno sforzo incessante per comprendere la fede dell'altro. Così il cristiano dovrà senza sosta scrutare la persona e la missione di Gesù Cristo come sono presentate nel Nuovo Testamento: nascita virginale, insegnamento, miracoli, prospettiva messianica, annuncio dell'universalità della salvezza, Figlio di Dio e Figlio dell'Uomo, passione, morte, resurrezione, missione affidata agli Apostoli, Ascensione, Pentecoste. Il musulmano approfondirà la figura del profeta Gesù nel Corano: nascita virginale, figura di Maria, missione profetica di Gesù. Ognuno dei due interlocutori cercherà di comprendere al meglio come l'altro si situa nei confronti di Gesù presente nel Vangelo e nel Corano. Il dialogo è quindi un processo di fede e sono contento di vedere che i giornalisti, seguendo questo discorso, sono riusciti a comprenderlo. Il dialogo si fonda sul riconoscimento reciproco dei valori. Il cristiano e il musulmano devono interrogarsi sui valori della loro fede e della loro vita, sempre in questo duplice atteggiamento congiunto, il cristiano esaminando la sua fede e la sua vita più che la fede e la vita del musulmano, il musulmano facendo lo stesso nei confronti dell'Islam e del Cristianesimo (…). Nel dialogo, cristiani e musulmani devono sapere che è il medesimo Dio che li interpella, che ha parlato e parla agli uomini nel corso della storia. Questa situazione è paradossale e richiede riflessione sopra le convergenze e le divergenze. Accanto al dialogo sui valori, c'è il dialogo sull'esperienza religiosa, sulla risposta personale a Dio, sulla santità nel cristianesimo e nell'islamismo. Questo dialogo suppone una spiritualità sempre più ricca e profonda, una spiritualità aperta a Dio, alla sua parola, al bisogno dell'unità dei credenti, cosa che esclude ogni sincretismo. Il sincretismo è una falsa mescolanza, una cattiva mescolanza, mentre il dialogo è un cammino della fede verso l'unità dei credenti (…). Per terminare, faccio riferimento ad una intuizione di Oliver Clément che individua in due regioni geografiche i "laboratori" di un possibile incontro cristiani-musulmani. Un primo laboratorio è il vicino Oriente, con la sua storia dell'incontro di due comunità, e la volontà di numerosi cristiani e musulmani di oggi di uscire dal dramma che si svolge sotto i nostri occhi. Un altro laboratorio è la Francia, con la storia della sua presenza nel mondo musulmano, la formazione di un élite intellettuale islamica, vero trait d'union tra due mondi: soprattutto, con la presenza in Francia di tre milioni di musulmani. Finisco con la domanda che Clément stesso pone: la Francia non potrebbe divenire forse una nuova Andalusia dei tre monoteismi e il vicino Oriente, non ha forse la stessa vocazione storica?

Segue il dibattito.