Lunedì 21 agosto 1989 ore 17

TESTORI DIECI ANNI DOPO

Incontro con

GIOVANNI TESTORI

Introduce

SUA ECC. MONS. ERSILIO TONINI

Mons. Tonini legge il messaggio del Papa al Meeting. Poi prosegue:

E ora, se permettete, vorrei aggiungere al messaggio del Santo Padre il saluto della Chiesa di Rimini anche perché, specie ora che il Meeting compie i suoi dieci anni, la Chiesa di Rimini ci tiene a ricordare a sé e agli altri che del Meeting questa Chiesa e questa città sanno di essere la pianta su cui è germinato (…).

poiché è toccato a me trasmettervi il messaggio del Santo Padre, penso che vi farà piacere il sapere che, come lui, sentono tutti i Vescovi italiani. Felici tutti, i Vescovi italiani, di constatare in voi, come nelle moltitudini di gruppi e movimenti sorti in questi anni, i evidenti, anzi i frutti, dello spirito del Signore Risorto. E proprio perchè i Vescovi benedicono il Signore per questo dono che ha fatto alla sua Chiesa, in vista del terzo

millennio, per questo i Vescovi vi stanno seguendo, come seguono tutti i gruppi e i movimenti, con particolare sollecitudine, lieti di tanta paternità, di tanta responsabilità.

Ma penso che sarete lieti voi di sapere che siete seguiti con amore responsabile, con preoccupazione, con tutta la tensione dell'anima, perchè laddove sono i tesori, li è il cuore, il cuore dei Pastori. Proprio per questo io mi permetto di interpretare, e credo di poterlo fare, il brano finale del messaggio del Papa, quel suo accenno alla Christi Fideles Laici. Ho partecipato al Sinodo, ho vissuto quella che è stata l'esperienza più forte della mia vita, della vita di un Vescovo; abbiamo avuto modo di capire, noi Vescovi come lo spirito del Signore prepari alla Chiesa, al suo avvenire, di essere la salvatrice del mondo, all'inizio del terzo millennio. E la prepara proprio con questa moltitudine di energie nuove che emergono all'interno del mondo laicale, cosi come emersero, dopo il Concilio di Trento, all'interno del mondo dei religiosi e del clero. In sintesi, le grandi possibilità che la Chiesa avrà nel futuro come i grandi rischi che essa troverà per se e per il mondo, si giocano tutti nei territori affidati alla responsabilità dai laici. Scienza, tecnologia, finanza, economia, politica: ecco i grandi settori dove l'uomo giocherà il proprio destino. Lo giocherà come mai è stato giocato fino ad ora, con la possibilità di offrire a tutti i popoli un modo degno di vivere, ma anche con il rischio di una caduta di umanità quale mai è stata conosciuta nella storia. Questa sfida tra una salvezza finora mai neppure sognata e una caduta mai immaginata, questo rischio, questa scelta è affidata tutta alla responsabilità dei laici, dei giovani di questa generazione. Sotto questo profilo oso dire che fortunato o fortunati coloro che si trovano ad avere anni nel 1989.

Mai fu concessa possibilità di vita, mai fu offerta ragione per cui vivere, mai fu così sentita l'esigenza che la giovinezza venisse concepita come speranza, vale a dire come primizia, come preparazione alla missione, come oggi, quando alla tua decisione è legata proprio la sorte del mondo intero. Per questo i Vescovi si fanno più assillanti presso di voi; è per questo che chiedono scusa a voi se a volte hanno il coraggio, oltre che di incoraggiarvi, anche di ammonirvi. Ma l'amore spinge ad ammonire, a richiamare, a dilatare gli sguardi. E dovete sapere che non c'è azione più grande per un Vescovo di ac corgersi che proprio i laici sono quelli che meglio s'aprono allo slargamento di apertura che il Vescovo gli offre. Lui che è più in alto nella responsabilità, è in grado di vedere non solo quello che si gioca nel piccolo territorio, nel proprio paese, ma anche nel mondo.

Due le raccomandazioni che mi permetto di fare, proprio a nome dei Vescovi. Quello di formare i ragazzi, la generazione chesta crescendo, alla sua missione di domani. Voi avete diritto di non avere da noi Vescovi solo parole, convenevoli, ma la verità tutta intera su quel che sta per accadere.

Seconda raccomandazione: cari giovani, la preparazione alla formazione comincia dall'intimo della coscienza. Socrate ci ha insegnato che la prima preoccupazione è quella di salvarsi l'anima. Ai discepoli che lo scongiuravano di uscire dalla prigione, fuggire, visto che gli era possibile, lui rispose chiedendo un piacere: "Salvatevi voi l'aníma".

Può un Vescovo dare a questi ragazzi una raccomandazione che gli faceva sua madre quando lui aveva quattro anni, "Ragazzo mio, salvati l'anima", ed era una contadina della terza elementare? Se lo può permettere: salvatevi l'anima! E con la salvezza si salva il mondo. Farà piacere, penso, ai giornalisti che sono qui, che un Vescovo citi un giornalista a questo punto, morto di recente, il fondatore di "Le Monde". Forse una cosa così forte, così bella, non fu detta nemmeno da un Vescovo. Parlava nel 1975 al Concilio dei Giovani a Taizè. Aveva prospettato il futuro del mondo e l'urgenza che i giovani si prendano carico della responsabilità di questo futuro, e concluse così: 'Forse il segreto del futuro si trova già nelle mani nude di uomini apparentemente disarmati,

sprovvisti di tutto, che cercano, brancolando, di ricostruire una scala di valori e di ritrovare uno stile di vita". Ecco qui il punto: forse quello che manca di più a questo mondo in preda a tutte le vertigini non è che una specie di Cluny, grande monastero da cui uscì un Papa riformatore, con tutte le trasposizioni che il ventesimo secolo richiede. Non sentiate parlare inutilmente di Socrate e non per nulla Bergson ha messo insieme, in un quadro splendido, Socrate e Gesù Cristo Signore. E quando tu hai conquistato te stesso, e sei stato salvato nell'intimo e hai avvertito che cosa significa la salvezza offerta a te in pienezza, è allora che ti viene una grande urgenza, una vocazione irresistibile di offrirti al mondo comprendendolo, amandolo, compatendolo, così come ha fatto Nostro Signore con te.

G. CESANA: A nome di tutti ringrazio il Santo Padre per la paternità che ci dimostra, perchè la nostra volontà è unicamente quella di essere un servizio alla Chiesa e a Lui, e questa è la ragione del nostro impegno, di quello che facciamo tutti i giorni.

Ringrazio anche Sua Eccellenza Mons. Tonini per le parole che ci ha detto, che sono per noi un conforto. Noi comprendiamo benissimo, anzi, quanto più avanza la storia della nostra esperienza, la storia della nostra vita e del nostro impegno, tanto più comprendiamo la verità di ciò che abbiamo incontrato, il cristianesimo. E mentre la storia avanza, mentre questa verità si rende più profonda nella nostra vita, quanto più si rende chiara, forte, amata e appassionata l'identità che noi siamo, tanto più questo ci rende capaci e desiderosi di un dialogo e di un'apertura con tutti i nostri fratelli nella fede e con tutti gli altri. Questo noi vogliamo fare e testimoniare in questo Meeting, avviandoci appunto su quelle che sono state indicate come responsabilità dei laici perchè, come ha detto il Papa a Santiago di Compostella, il compito dei cristiani è testimoniare con le opere del loro lavoro una vera umanízzazione della natura, lasciando in essa un'impronta di giustizia e di bellezza e rendendo manifesto il vero senso umano del lavoro.

Per prima cosa bisogna ricostruire nel mondo del lavoro e dell'economia un soggetto nuovo, portatore di una nuova cultura dei lavoro. Non è sufficiente che ognuno svolga bene il suo compito di imprenditore, di sindacalista o politico, consumatore o economista che gli è stato dato dalla struttura sociale; bisogna realizzare nuove cose, intraprendere nuove opere, nuove iniziative, nuove forme di solidarietà ed organizzazione del lavoro basate su questa cultura. Questo è quello che noi vogliamo fare e questo è un rischio. un rischio nel quale ci siamo trovati spesso soli. Ma noi mettiamo a disposizione questo lavoro che facciamo, questo contributo che vogliamo dare alla Chiesa e alla società, mettiamo a disposizione tutto, desiderando essere incoraggiati e, se necessario, anche corretti. Ma soprattutto sostenuti in quello che siamo e che ci ha resi cristiani e capaci di testimoniare al mondo quello che noi abbiamo incontrato, perchè l'unico interesse che noi abbiamo, anche nel costruire opere, nel costruire società, è che il mondo veda che essere con Cristo è più umano.

Adesso sono molto lieto di dare la parola a Giovanni Testori che nella nostra storia ha un'importanza fondamentale. la persona che ha introdotto nella nostra storia, in modo serio e sistematico, tutta la cultura del teatro. E siccome, come diceva Newman, ciò che percuote il cuore non è mai un discorso ma un'immagine, gli siamo debitori di essere stati percossi da un'immagine. Per questo motivo do la parola a lui con molta gratitudine per la sua presenza qui fra noi.

G. TESTORI: Dieci anni. Siccome sono un pò scrittore, ogni tanto uso anteporreai libri delle dediche, e a questi dieci anni vorrei anteporre, come esergo, una citazione di Mounier: "Occorre soffrire perchè la verita non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne". La chiusura è invece di don Giussani: "La giornata ci è data perchè questa verità nasca dalla carne, sia vista da noi e dagli altri nella nostra carne, cioè nei rapporti che vivremo con noi stessi, con gli altri e con le cose".

Dieci anni di un povero peccatore, stralunato e demente che sono io, con CL, con il Movimento, con il Meeting, con il Movimento popolare, con la Compagnia delle Opere, con la caritativa, con chi prega in silenzio, con "Il Sabato", con i miei "Incamminati", dico miei perchè ne faccio parte: sto tutto dentro a questo esergo e a questo finale.

Allora, grazie per questi dieci anni che mi avete dato, in cui mi avete sopportato, portato, aiutato, in cui mi avete abbracciato senza chiedermi niente di tutti i miei errori, di tutte le mie colpe, di tutte le mie stramberie, di tutta la mia disperazione.

Adesso io vorrei cominciare da ieri sera, perchè l'evento di ieri sera segna questo Meeting, lo segna con una totalità, lo segna con un avvenimento che costringerà tutti a leggere il Meeting, e nel Meeting CL e il Movimento Popolare e tutto il loro pregare, il loro darsi, perchè la vita sia vita, perchè l'uomo sia uomo, perchè l'Incarnazione sia quello che è, anche se noi uomini non riusciamo a farla essere, a capirla e esserne degni, cioè sia il centro del cosmo, il centro di tutto, piccolissimo e grandissimo. Ma ieri sera mentre ero lì, solo, su queste scalinate nell'attesa che si riempissero, mi si è avvicinato Aldo Busi, mi ha fatto una domanda alla quale io, e gli chiedo perdono, ho risposto negando e in modo sgarbato. Stamattina alla conferenza stampa è successo ancora un episodio simile che è andato avanti fino ad arrivare ad una certa violenza. Poi, non so perchè, lui, che nella sua forza o nella sua irruenza è indifeso, e io che non avevo nessuna possíbilità di difendermi - mi aveva giustamente colpito sui miei errori e sulla mia povertà di peccatore - ad un certo punto abbiamo taciuto, l'ira si è spenta e ci siamo dati la mano. Questo piccolo episodio riflette che cosa è Meeting: infatti un incontro cominciato per colpa mia con non umanità, per il profondo che corre in questo luogo si è spento, è diventato probabilmente, come mi auguro, l'inizio di un affetto, di una amicizia. Fatto questo come una doverosa testimonianza di colpa e una richiesta di scusa e un grazie

al mio amico scrittore, riprendo da ieri sera. Ieri sera gli "Incamminati", obbedendo a un giusto e santo bisogno di don Giussani, di rappresentare il Miguel Manara, testo che è per CL fondamentale fin dalla fondazione, hanno realizzato un episodio che è teatro ed è di più di teatro, è processione ed è più di processione, è forma, figura, immagine dell'espressività ma è anche corpi, è anche preghiera, è anche partecipazione totale a qualcosa che va oltre il teatro. Questa accolita di popolo che ha stretto dalla prima stazione - perchè di sei stazioni si trattava - gli attori, ha cancellato la denominazione di teatro borghese, pubblico-platea-attorí. Erano partecipanti. Io mi ricordo di avere visto le prove e ricordo che degli amici mi dicevano che questo era un avvenimento che si potrà vedere cos'è domani, quando ci saranno tutti, cioè quando ognuno sarà dentro a questa storia di perversione e di conversione, in questa storia che ripete, dentro un'anima offerta al male, la vicenda della Crocefissione e della Resurrezione. E stato un evento che è durato ore ed ore, e che io, nella mia ormai lunga vita, non ho mai visto di questa vastità, di questa bellezza, di questa coralità. Perchè ricordo degli eventi oceanici, ma erano quelli fatti per obbligo dalle dittature di destra, di sinistra, fasciste o rosse.

Questo, invece, era un avvenimento libero, libero in chi l'aveva proposto, libero in chi l'aveva accettato, e libero in chi gli dava forza. Io devo dire a nome di tutti, a nome degli "Incamminati", e a nome mio al grande umile, Franco Branciaroli.

Applauso del pubblico

La cosa poi che il Meeting sia cominciato con questa opera in cammino che è stato Il Miguel Manara, secondo me precisa due verità inevitabili: il bisogno dell'uomo di pregare, di stare insieme, di pregare insieme oltre che solo, e di trovare la forma, l'espressione della propria domanda, del proprio dolore, della propria speranza.

Il fatto che il teatro si fa ogni volta e ogni volta diventa coscienza della fragilità, della cenere, anche di queste forme. Ed è qui, secondo me, che il cristiano, che l'uomo, misura insieme la sua debolezza, testimonia e paga lo scotto del suo peccato, di quello originale di cui non si parla quasi più, e di quello di tutti i giorni, della disobbedienza, e nello stesso tempo trova la forza per andare avanti, per ritrovare altre forme, altre immagini, altri suoni che rappresentino la sua gioia, il suo dolore, il suo tormento di esistere, di essere figli di Dio, di essere luoghi del Cristo, anche per chi non sa che Cristo c'è in tutti.

E ricominciare, e poi riprovare che è cenere, e poi andare avanti, perchè l'eternità non è delle forme, non è delle parole, non è dei colori, non è della poesia, ma è di Cristo e della carità. Arriverà il giorno in cui tutto, anche le cose più grandi, come Michelangelo, come la Cappella Sistina, non esisteranno più. Non si leggerà più Shakespeare, perché non ci sarà più bisogno di leggerlo e finalmente Michelangelo e sua mamma, Shakespeare e sua sorella, saranno la stessa cosa in una pace e in una luce in cui quello che varrà è la fatica, la tensione, l'amore, la capacità di penetrare dentro la storia dell'uomo, di capirlo, amarlo e rappresentarlo.

Io vorrei dire che qui al Meeting la cosa che mi ha fatto più dolcezza è vedere quanti giovani e giovani ci lavorano, da quelli che lo costruiscono e che lo mettono in atto, a quelli che sono lì e nei vari stand aiutano, a quelli che ti portano in macchina, gratuitamente. Quando vado fuori vedo tutti questi che girano, girano, tutti come mosche senza testa, e qui invece lavorano, per un fatto, per una testimonianza ... Come si fa allora a parlare di CL e del Meeting se non si vedono queste cose, se non si toccano queste cose?

A me CL non mi ha mica preso per delle teorie di teologia, mi hanno preso quando sono venuti a trovarmi tre, quattro, per la tenerezza, l'amicizia, per qualche cosa in piú di umano che oggi invece la società - e lasciatemi dire anche gran parte della società cristiana - ha buttato via per inseguire la mitologia di uno stramorto progressismo. Alcuni giorni prima di venire qua Frangi e Bonacina, due dei pilastri di quel grande evento combattuto e combattente, pieno di impeti sacrosanti che è "Il Sabato", mi hanno edotto sul risultato di un sondaggio che "Il Sabato" aveva ordinato sulla frequenza alla Messa dei giovani, in Italia, dai quindici ai ventinove anni. Ebbene, il risultato è disperante: alla Messa va il 15% dei giovani. Allora, è facile dire che la colpa è della società, i mass-media, la tv, il consumismo, le balere, i night, le danze, Perotismo, è facile ma se ci mettiamo una volta tanto dalla parte di chi la Messa la dice ho l'esatta sensazione che la Messa sia spesso celebrata e partecipata non come se fosse "fate questo in memoria di me", l'avvenimento della Incarnazione, la Consacrazione, ogni volta, del pane in carne e del vino in sangue di Cristo, ma come se fosse la commemorazione della Messa.

Ogni tanto ho l'impressione di vedere le ultime commemorazioni della vittoria dell'altra guerra, che si facevano dopo la sconfitta di questa guerra una cosa astratta una cosa dove la verità si è cristallizzata in dottrina, anzi in parole, e parole modeste,e non nasce più dalla carne.

La cosa tragica è che poi l'Avvenimento avviene, ma chi lo dovrebbe manifestare, chi lo dovrebbe partecipare, sembra che lo strozzi, che questo Avvenimento sia cacciato via per sostituirlo con un simbolo; ecco, la mia impressione è che la Messa, e nella Messa l'Eucarestia, stia sempre più diventando un emblema. Ma questo non è il corpo di Cristo, il sangue di Cristo! Allora io mi chiedo: al Concilio Vaticano Secondo si stabiliva la tradizione della liturgia in italiano perchè tutti potessero capirla. Era un gesto di amore e di socialità, ma il risultato è qui. Io mi chiedo: questa traduzione poteva essere mediocre, poteva essere omologata all'italiano più omologato, ma non fino a questo punto; poteva conservare poco della forza della luce, del cristallo, del coínvolgimento che aveva in lingua estera, distruggendo la quale nella Liturgia è stata distrutta tutta la storia degli uomini, e questa è una colpa che difficilmente ci sarà perdonata, ma non così.

Mentre facevo questi pensieri a me è venuta tra mano la traduzione che della Liturgia aveva fatto ai tempi manzoniani un grande padre, grande filosofo e anche grande scrittore, Rosmini. L'ho letta e ho detto: ma coloro cui è stato dato l'incarico di tradurre la Liturgia, la conoscevano questa traduzione? Se traduzione ci doveva essere, si doveva fare in modo che fosse almeno quella, che ha dignità e anche se non è l'originale contiene il massimo, e non per niente infatti ricorda Manzoni. Questa di oggi, invece, che cosa ricorda, che cosa genera? Poi i giovani vari via, ma io credo che la Messa, e con la Messa tutta la vita di noi cristiani, s'è via via secolarizzata, ha distrutto il mistero, per raggiungere quali luci? Quali luci se non c'è più luce in giro e sono tutti lì, di notte, a girare come dei disperati, per far passare le ore? E noi cristiani, che abbiamo il deposito di questo mistero primo e ultimo dell'Incarnazione, l'abbiamo destituito, perchè bisognava capire tutto, e invece se c'è un luogo in cui finalmente l'uomo può umilmente non avere più questa dannazione di capire tutto ma farsi capire da Lui, dalla carità, da Cristo, questa è la Messa. Perchè anche la vecchietta, mia mamma, non sapeva il latino, e cosa faceva questa povera scema quando andava a Messa? Non sapeva bene cosa vi si diceva, ma lei si faceva capire, si faceva assumere, ed è morta così, facendosi prendere in braccio da quel Cristo che lei pregava, storpiando le parole, perchè poi noi non le storpiamo più, ma le diciamo come se fossero parole che si leggono sul "Corriere", o "Repubblica".

Io non so se si può tornare indietro, ma per lo meno cerchiamo di non rotolare ancora in questo finto "avanti", in questa finta "rincorsa". Bisogna farsi capire... che cosa? Bisogna, non che capiamo, ma che finalmente ci lasciamo Se chi maneggia l'ostia, il vino, credesse veramente, se noi che partecipiamo credessimo veramente, allora le parole, le preghiere, invece di inventare tante divagazioni inutili, superbe, sarebbero le parole, eterne, quelle di tutti i giorni, quelle che non sono mai invecchiate, che non invecchieranno. E allora i giovani non scapperebbero, colpa nostra se scappano, colpa nostra se scapperanno ancora di più, dato che siamo nella Chiesa. Io personalmente non amo che la Chiesa diventi ridicola, non amo entrare in Chiesa e vedere giornali, giornaletti, settimanali, non amo perchè c'è il tabernacolo, ci sono gli altari. lo non ho nessuna capacità, ma un violento suggerimento lo darei togliete le edicole dalla chiesa, la chiesa è chiesa. Se però edicole ci devono essere, allora le edicole siano complete, e non sia presente soltanto il gruppo delle Paoline.

Io adesso vi devo dire una cosa E giusto che anche noi di CL, voi, noi, quando prendiamo delle posizioni politiche e culturali che vanno prese, quando esprimono dei giudizi, se riuscissimo ad usare più amore, più carità, cioè fare quello che non ho fatto io stasera, usare più tenerezza, forse i giudizi arriverebbero, magari ferirebbero, ma come feriscono le parole dell'amore, le parole della carità. E invece ogni tanto ho l'impressione che ci manca un pò di questa carità in più, che non è mai abbastanza, di questo amore in più. Molti guardano CL senza vederne il profondo, il dentro che è la carità.

Di questo nessuno parla mai, del volontariato, di queste opere che qui sono esposte con pudore, ma in modo straordinario, vicino alle opere d'arte, ai dipinti, ai teatri. Nessuno parla mai della caritativa, questa offerta di sè per cui gli ospedali possono ancora andare avanti, per cui i carcerati sono ancora visitati, per cui i drogati sono ancora amati, per cui i malati di AIDS sono ancora amati: questo è il profondo di CL. E quando CL fa politica lo fa, e se fa qualche errore, tutti facciamo errori, per portare nel mondo della politica questa partecipazione. CL mi ha fottuto per questa carità, per questo amore, per questo non chiedere mai se ero un figlio di puttana o se invece ero una persona per bene.

Allora, dieci anni di un Movimento che sa, che ha creato il Movimento popolare, che ha creato un settimanale come "Il Sabato" che è copiato da tutti, citato sempre prima che esca per paura di non colpirlo abbastanza. Leggetelo di più, lo leggete poco, come dovete leggere di più il vostro, mio don Giussani, lo leggete poco, troppo in fretta, per questo dovete andare a vedere la rappresentazione, perchè noi lo leggiamo dalla fine. No, è il cammino, la fatica che tutti i giorni, questo povero Cristo si assume, e come lui qui ce n'è un altro, tanti, ricordo don Ricci perchè è l'immagine vivente, come un albero colpito da tutti i fulmini e va avanti, va avanti. Ma questo è CL, siete voi CL, siete la tenerezza che mi ispirate e che io cerco di cacciar via gridando, altrimenti mi viene da piangere. I giornalisti dovrebbero cominciare da lì, poi benissimo le dissertazioni, ma non dal gioco politico in cui, per altro, CL deve entrare. Tanto è vero che Giussani, nella sua straordinaria intelligenza, conoscenza e sofferenza delle cose umane, ha creato il Movimento popolare.

La terra è terra, la cenere è cenere. In politica c'è molta più cenere che nel teatro,e non si può fare politica senza magari anche incappare nella cenere, nella merda, non è che si possa stare fuori, bisogna cercare che merda sia il meno possibile. E poi è provato che la merda è anche concime CL è un movimento che crea dal niente e ha creato "Il Sabato" e poi delle compagnie di teatro come gli "Incamminati". Poi "L'Arca" e tutte le altre compagnie piccole, che pullulano, bellissime; tutte le altre iniziative e insieme questa onda, questo oceano di carità, di amore, di aiuto. E un movimento così, secondo me, merita solo che ci si inginocchi e si dica grazie, prima di tutto al Signore, che ci ha concesso la grazia di vivere, come diceva Sua Eccellenza, in questi anni.

Io ho quasi finito, e vi chiedo scusa di avere cercato di vincere l'emozione straparlando. Vorrei prima ricordare, dopo dieci anni nel Meeting, per tutti i dieci anni e gli anni a venire, vorrei ricordare tutti voi che lo avete fatto, tutti, vorrei chiamarvi nome per nome. E allora cito solo due che sono emblemi ed emblematici e li ringrazio. Sono l'Emilia e l'Antonio Smurro, per il Meeting, che vi rappresentano tutti. Per il Movimento popolare c'è qui Cesana. Per il teatro e tutte le arti creative vorrei che venisse su con me, per un momento, Franco Branciaroli. E adesso arriva la cosa più dura, difficile, perchè è la più dolce di tutta la carità, l'amore, la partecipazione, la solidarietà, la preghiera di questi dieci anni del Meeting e di tanti anni in più di CL: io vorrei chiamare qui Margherita. Essa vive al mio paese, si era sposata, il suo sposo si chiamava Marco, dopo due anni è morto in un incidente in moto. Aiutata da Cristo e da tutto il Movimento, da tutti i suoi amici, ha vinto - non cancellato, che è diverso - ha superato, ha trasformato il dolore per questa prova tremenda, lo ha superato con una donazione di amore infinita. Era venuta a conoscenza che a Merate c'era una ragazza drogata, malata di Aids, si chiamava Monica. L'ha tirata in casa, l'ha curata, chissà con quanto amore, con la mano del suo Marco qui sulla fronte, tanto che Monica - il diario della sua libera conversione, è stato pubblicato su "Il Sabato" - l'ha accompagnata, si è abbracciata a Cristo, è morta nella pace. Poi c'è il fidanzato, amico di queste ragazze, anche lui malato di Aids, e lei e gli altri hanno ripetuto, rinnovato, reinventato, perchè l'amore reinventa, con lui, lo stesso infinito, tenero, umile gesto di carità, la stessa imitazione fino all'osso ultimo di Cristo. E così continua Margherita, vieni su Io ho finito, ma prima di finire devo dirvi una triste, enorme cosa. Uno di voi, un ragazzo di Sondrio, che si chiamava ... che si chiama Pietro, che era venuto qui con altri suoi fratelli nella militanza del Meeting, l'altra sera per rinfrescarsi un pò ha fatto il bagno e il Signore ha voluto che restasse là. Alzatevi in piedi. "Requiern aeternam dona ei Domine et lux perpetua luceat ei, requiescat in pace. Amen".

GIANCARLO CESANA

Come diceva Oscar Wilde, l'istruzione è una cosa importante, però l'istruzione raramente fa capire le cose importanti della vita, perché le cose importanti della vita si capiscono in un incontro. Stasera abbiamo incontrato Testori.