martedì 25 agosto, ore 11

CULTURA E TECNOLOGIA

incontro con

John Staudenmaier

sacerdote della Compagnia di Gesù, storico della tecnologia. Insegna da lungo tempo presso la scuola "Nuova Rossa" degli indiani Sioux nel South Dakota e dal 1981 all'Università di Detroit

conduce l'incontro:

Giuseppe Folloni

Fino a non molti anni fa la vita di intere società era regolata sull'alba e il tramonto del sole, poi l'invenzione della lampada elettrica ha modificato profondamente gli assetti della vita individuale e sociale. Ora viviamo quasi in un giorno eterno. Ma cosa accade ad una cultura che perde la notte?

J. Staudenmaier

Per cominciare, consideriamo l'elettricità all'inizio della sua origine, in quanto evento tecnico ed economico. Dal 1878 all'82, Thomas Edison ha inventato il primo sistema di produzione elettrica nel mondo. Da una prospettiva tecnica, la genialità di Edison si è esplicata in due modi: prima di tutto il suo progetto è stato fatto nel primo laboratorio di ricerca e di sviluppo multidisciplinare. Qui è avvenuta l'invenzione di Edison, è proprio nel quadro di questo laboratorio che Edison con la sua comprensione della necessità, in una lampada, di filamenti, ha contraddetto praticamente cinquant'anni di ricerca nel campo elettrico, con un atto di creatività, di genialità tecnica storicamente incredibile. Tuttavia cercarono di tornare indietro per un attimo, da dove proveniva Edison? E chi ha fornito i finanziamenti per le sue ricerche? La culla da cui è nata la luce elettrica è stato l'enorme sistema telegrafico e ferroviario degli Stati Uniti, che ha avuto un enorme boom dal 1850.In effetti, le ferrovie richiedevano dei telegrafi, affinché vi fosse un flusso quasi istantaneo di informazioni, e dato che le ferrovie potevano generare delle quantità enormi di capitale, hanno stimolato le ricerche nel campo della tecnologia telegrafica. Edison ha guadagnato la sua fama inventando il telegrafo e i componenti del telegrafo. Ha utilizzato la sua fama per poter ottenere dei finanziamenti, e questi, con la sua perizia, sono stati la base della sua grande invenzione della luce elettrica. Si potrebbe dire forse che l'elettricità non proviene semplicemente da un genio, ma piuttosto da un sistema tecnico-economico, e adesso sappiamo molto bene come accade... Tuttavia l'invenzione di Edison è stata una cosa piccolissima, l'intero sistema copriva soltanto lo spazio di questa sfera. Ora questo non è sufficiente per capire quella elettricità che invece forma e modella la nostra vita. Vi è un ulteriore fattore tecnico-economico a cui dobbiamo fare molta attenzione; dovunque nel mondo l'elettricità è prodotta e venduta da grandi centri o reti, dalle grandi stazioni di generazione di luce con delle lunghe linee di trasmissione, e con molti utenti. Come è potuto accadere questo? In particolare dobbiamo riconoscere che l'elettricità non può essere accumulata in grande quantità e in modo economico. Di conseguenza, ogni qualvolta utilizziamo la luce elettrica, accendendo una lampada, una radio, un computer, oppure azionando un ascensore, nel momento stesso in cui premiamo un interruttore, da qualche parte vi deve essere un generatore che comincia a girare più veloce, per poterci fornire la quantità di elettricità necessaria. Se chiediamo troppo alla elettricità che proviene da un generatore, questo continuerà a girare sempre più velocemente, più velocemente... fino al momento in cui si brucia, e a quel punto abbiamo il black-out. Ora per evitare questo fatto, è necessario disporre di un numero sufficiente di generatori per poter far fronte a quella domanda istantanea di maggiore utilizzazione del sistema. Ed è quello che chiamiamo la domanda picco, o il carico di picco. Tuttavia i generatori sono estremamente costosi, e dato che sono così costosi, come si può fare per pagarli? In genere si ricorre a prestiti pagando un tasso di interesse. Come si può ripagare il prestito? Si vende elettricità. Supponiamo che si venda solo abbastanza elettricità per soddisfare un solo grosso picco al giorno, e poi che se ne venda molto poca, per il resto del tempo. Quindi è necessario avere i generatori in numero sufficiente per i momenti di picco e bisogna pagarli, ma per il resto della giornata restano inutilizzati. Di conseguenza le aziende elettriche hanno imparato come vendere non semplicemente la materia elettricità, ma piuttosto dei tipi particolari di uso dell'elettricità, che appunto venivano impiegati in momenti specifici della giornata. Vorrei presentare un esempio molto semplice: negli Stati Uniti, nel 1920, se si guarda lo schema dell'utilizzo energetico, si vede una grossa caduta a mezzogiorno, nelle ore serali, ed anche nei week-end. Cioè quando le macchine delle fabbriche vengono spente, quando si utilizzano meno i carrelli elettrici. Di conseguenza, da parte delle aziende si è pensato: come potremmo vendere l'elettricità dei mezzogiorno?

Cosa fanno le persone a mezzogiorno? Mangiano. Benissimo, ecco allora delle cucine elettriche, molto moderne, e uno slogan adeguato: "Mamma, ma tu lasci uscire tuo figlio il pomeriggio avendo mangiato un pranzo freddo, forse la cucina elettrica ... ". Così erano le frasi pubblicitarie. Quindi si può dire che hanno venduto cucine elettriche per poter riempire questo "buco". Ed è quanto è successo. Ma la storia è molto più complicata di quanto non possa sembrare. Nel 1920 le cucine domestiche, elettriche erano uno strumento molto poco buono per poter cucinare realmente. Prima di tutto i termostati non funzionavano molto bene, meno ancora le piastre riscaldanti; funzionavano molto meno bene delle cucine a gas ed erano tre volte più costose, quindi le aziende elettriche degli Stati Uniti sono riuscite a vendere le cucine elettriche non perché fossero dei buoni strumenti per cucinare, ma solamente perché erano degli strumenti superbi, meravigliosi, utili, per poter portare in equilibrio l'assetto finanziario del loro bilancio interno. (...)

Consideriamo adesso l'elettricità come qualche cosa di più di un semplice sistema tecnico o economico; consideriamolo piuttosto come una scelta culturale, una scelta di valori. Per questo dobbiamo risalire perlomeno a Platone. In Occidente, l'uomo e la donna hanno sempre dimostrato affetto e desiderio per la luce, hanno scritto poesie, inni in onore della luce e sono sempre stati felici quando l'alba sorgeva e poneva termine alla notte; tuttavia queste stesse generazioni di uomini e donne hanno anche riconosciuto che l'oscurità è qualcosa di sacro. Dio ha sempre dato ai figli amati quello di cui hanno bisogno anche nel sonno e quindi il sonno viene invocato come qualcosa di santo: ritroviamo anche nella Bibbia dei momenti che ripetono questa lode all'oscurità, alla sacralità dell'oscurità, per esempio nei sogni visionari di Abramo, di Giacobbe e di san Giuseppe, quando nell'oscurità del sonno giunge loro la voce di Dio. La luce e l'oscurità, ambedue benedette, collegate l'una all'altra, rappresentano un invito all'essere umano ad aspettarsi che il viaggio umano avvenga a volte nella luce, nella chiarezza, nella comprensione e nella capacità di vedere sempre al di là di se stessi, e a volte invece che avvenga nell'oscurità del mistero, della vulnerabilità dove non si può prevedere il futuro. Quindi, viaggi nell'oscurità e viaggi nella luce. Per migliaia di anni questa è stata l'esperienza umana della maturità, della santità che si è modellato sulla vita di Gesù Cristo, tuttavia passiamo adesso ad altri anni: Inghilterra, 1600-1700, il periodo della rivoluzione industriale e della nascita di quello che abbiamo chiamato il capitalismo industriale. Qui vediamo una rivoluzione radicale per quanto riguarda la natura della luce e dell'oscurità e il fenomeno del tempo: il tempo veniva utilizzato e misurato in modo impreciso, sulla base della durata di altri eventi. Il capitalismo comincia a misurare il tempo in modo astratto ma preciso, in modo quantitativo, da un punto di vista economico. Il tempo comincia ad essere un qualche cosa da spendere o da risparmiare o, cosa molto negativa, qualcosa da sprecare. Nel XVIII secolo i predicatori cristiani in Inghilterra hanno iniziato una reinterpretazione molto interessante del ruolo della notte, del sonno e dell'oscurità nelle loro prediche. Invece di considerare l'oscurità come santa, quindi in equilibrio con la luce, si è cominciato a considerarla come il male: una tentazione alla pigrizia. Comunque, nel 1780, anche se John Wesley, il fondatore del Metodismo, odiava la notte, la notte comunque arrivava: oggi quanti di voi sono vissuti per molto tempo dove non vi era assolutamente la luce elettrica? Molto pochi, sono sicuro che sapete, come lo so io essendo vissuto con gli indiani Sioux, che senza la luce elettrica tutti vanno a letto praticamente quando scende l'oscurità. Le candele non danno una luce luminosa e sono anche molto costose: prima della luce elettrica soltanto i ricchi potevano permettersi l'insonnia, i poveri andavano a letto. Ciò significa che per intere culture il giorno si arrestava di colpo, circa alle nove di sera, e iniziava la notte, e circa alle sei dell'indomani mattina la notte si arrestava di colpo e iniziava il giorno: questo per tutti. Ora, per quanto riguarda il giorno, per che cosa abbiamo bisogno della luce? Ne abbiamo bisogno per stabilire delle tattiche, strategie, ne abbiamo bisogno per risolvere problemi, ne abbiamo bisogno per stabilire i confini, dei limiti. Ora, quali sono le cose che riguardano invece la notte, che forse danno migliori risultati nell'oscurità? Nella notte si possono raccontare storie, e le persone lo facevano nel passato, si può dormire, si può pregare, si può fare l'amore, si possono anche fare delle feste, qualche volta. In queste vecchie culture la cosa peggiore che poteva accadere nel corso della notte era di avere una crisi: tutti pregavano che non vi fossero crisi, di non sentirsi male nel corso della notte perché senza luce non si può lottare contro una crisi di qualunque tipo essa sia. Quando Thomas Edison ha inventato la luce elettrica e trent'anni dopo abbiamo cominciato a scoprire sistemi elettrici che ci fornivano luce elettrica che costava meno, più o meno in qualunque posto del mondo, John Wesley ha raggiunto la soddisfazione del suo sogno: improvvisamente possiamo fare qualunque cosa con gli oc chi nel corso di una qualunque delle 24 ore che compongono un giorno. Cerchiamo di fare una lettura di questo trionfo della luce sull'oscurità, cerchiamo di leggere quest'evento in quanto cristiani, domandandoci in che modo questa tecnologia ci può aiutare, e come invece rappresenti un peso. Prima di tutto, in che modo la luce elettrica ci aiuta? Potrei suggerire come prima cosa e forse più importante il fatto che la luce 24 ore al giorno richiede che diventiamo creativi ed inventivi, e richiede che ci assumiamo la responsabilità della nostra propria vita, decidendo che ci sono delle cose che si potevano fare e che si possono fare ancora adesso perché siamo svegli. Ma che cosa perdiamo a causa della luce elettrica? Cosa accade ad una cultura che perde la notte? Per quanto riguarda gli Stati Uniti non esiste più una notte, un momento in cui tutti si fermano, in cui tutti riposano, un tempo per raccontarsi delle storie e un tempo per ascoltarle, un tempo esclusivamente dedicato all'intimità, alla contemplazione, al sonno ed al mistero. Tutto questo è finito. Considerate le aspettative che nascono in una cultura come la nostra. Cioè il fatto che cominciarono a credere di avere il diritto, in qualunque momento, alla chiarezza, alla luce, il diritto alla certezza, il diritto di poter prevedere. Quanta insistenza a fare chiarezza su, ed in un momento specifico! Per le persone che credono che l'oscurità sia cattiva, per quelle persone che vogliono sempre essere concrete, è molto difficile accettare dentro di sé il mistero, è del mistero, molto difficile imparare a fidarsi del mistero, molto difficile aspettare la soluzione, il risultato finale. (...)

Un esempio: avete sicuramente sentito parlare dei programma degli Stati Uniti chiamato Guerre Stellari. Lo conoscete certo! Guerre Stellari o lo Scudo Spaziale si fondano sulla speranza che un sistema tecnico estremamente complicato possa funzionare in modo così perfetto da far sì che la minaccia della guerra possa essere eliminata unicamente attraverso questa estrema precisione tecnica. Cosicché gli Stati Uniti non dovranno più dipendere dall'incertezza dei negoziati, non avranno più bisogno di dare fiducia ad avversari che forse non sono degni di fiducia. Non avranno più bisogno di accettare di entrare nell'oscurità misteriosa, incerta e vulnerabile. (...) Vorrei suggerirvi adesso, ed è questa la mia conclusione, che esistono due modi possibili, per rispondere alla sfida dell'elettricità e della tecnologia in generale. La prima risposta è personale, la seconda invece è pubblica, politica.

Per la prima, vi do un suggerimento folle, un po' pazzo: supponiamo che voi e le vostre famiglie decidiate di astenervi dall'elettricità, una notte alla settimana per un anno intero. Nessuno può uscire perché nelle strade c'è troppa luce elettrica, nessuna luce elettrica in casa, nessun telefono funzionante, nessun computer, né radio, né sterco, né orologio e niente di tutto quello che posso aver dimenticato. Niente televisione naturalmente. Adesso che cosa accadrebbe se faceste questo una volta alla settimana? Forse si aprirebbe una finestra, potreste dormire, potreste raccontare la vostra vita, potreste cantare insieme, potreste raccontare storielle spiritose; perché non provate? Certo vi verrà detto: "Ma quello lì è pazzo! L'elettricità è un nostro diritto, è un nostro dovere, siamo dei cittadini moderni, è inevitabile. Perché non provare comunque? Chi può direi qual è l'equilibrio che questo riporterebbe nella nostra vita? Per il resto delle altre sei notti della settimana potete continuare a vivere come dei folli fino alle tre, alle quattro di mattina. Secondo suggerimento, che riguarda invece un atteggiamento nella vita pubblica e politica. Sono stato colpito nel corso di questi tre giorni da un numero così elevato di donne e uomini, membri di Comunione e Liberazione, impegnati a dare l'avvio ad una certa differenza nella vita pubblica dell'Italia di questo tempo. Vi suggerirei comunque di estendere i vostri orizzonti, e cercare di lavorare per arrivare a creare una differenza proprio sui termini delle scelte che vengono fatte in Italia in ordine agli stili tecnologici della vostra società.