Domenica, 26 agosto

ANASAZI: ANTICHE GENTI DELL'AMERICA SUDOCCIDENTALE

L’ " ASSE DEL CENTENARIO ": MOSTRA DI URBANISTICA SULLA CITTA DI LA PLATA (ARGENTINA)

Nel pomeriggio vengono presentate due delle mostre allestite nei padiglioni fieristici sede del Meeting. M. Brody, direttore del Museo d’antropologia dell’Università di Albuquerque (Nuovo Messico), presenta la mostra sugli Anasazi, gli antenati degli odierni indiani Pueblo. Brody da Albuquerque ha fornito il materiale, e progettato la mostra, poi allestita a Rimini da Adriana Guastella sotto la supervisione di Carlo Cabassi. Con propri disegni illustrativi ha collaborato all’allestimento Patrizia Gregorio. La "Terra Promessa" che i coloni europei s’immaginavano intatta e vuota in realtà aveva già una sua tradizione, una sua storia, dei popoli e delle civiltà secolari. E’ il caso degli Anasazi, la cui cultura - spiega il prof Brody - ebbe inizio duemila anni fa’, sviluppandosi tra popolazioni che si ritiene si fossero stabilite in America molto prima, ossia circa cinquemila anni fa. I discendenti degli Anasazi, gli indiani Pueblo degli attuali Arizona e Nuovo Messico, ancora oggi, ben quattro secoli dopo il primo arrivo degli europei nelle loro terre, sussistono come minoranza vigorosa ed indipendente su una terra che in passato era stata soltanto loro. Nell’esposizione ha spiegato il prof Brody, "abbiamo cercato di comunicare lo spirito e l’umanità degli Anasazi, mostrando la loro arte, la loro architettura ed anche gli oggetti comuni della vita d’ogni giorno che hanno abbellito, che servivano per adornare e che esprimevano la loro costante speranza in un’armonia universale". La città di La Plata venne costruita ex novo in due anni ed inaugurata nel 1882.Avrebbe dovuto essere la nuova capitale federale dell’Argentina: una capitale che, come era già accaduto negli Stati Uniti e in Australia, e come accadrà in seguito in Brasile, si voleva fuori dei maggiori centri metropolitani edificata ad hoc e posta al di del Paese. Invece la vecchia capitale metropolitana, Buenos Aires, riuscì, malgrado la costruzione di La Plata a mantenere il proprio ruolo. La Plata divenne perciò soltanto, a titolo di compensazione, la capitale della provincia di Buenos Aires, la più popolosa del Paese, grande cinque volte l’Italia. Oggi La Plata ha circa 600 mila abitanti ed è un grosso ed importante centro universitario (dei suoi 600 mila abitanti 100 mila sono studenti). Il centro storico, la città edificata nel 1882, si estende su 1600 ettari, secondo un’attenta pianificazione ed è attraversata da un doppio asse di "boulevards" che i progettisti idearono quale nucleo lineare della nuova città. Sull’asse s'innestavano, infatti, tutte le attività civili, culturali e ricreative di massimo livello. Adesso la città si è estesa in modo disordinato su una superficie ampia dieci volte quella originaria. Inoltre, negli ultimi decenni, una speculazione edilizia per niente contrastata dal potere pubblico ha sconvolto e degradato il centro storico. Nel 1982 il Centro Studi e Progettazione dell’Ambiente, una società tra professionisti che opera senza fini di lucro a servizio un'utenza composta di associazioni e gruppi di base ha ottenuto il permesso dalla Municipalità di proporre agli abitanti della città un progetto di ripristino dell’originaria funzione dell'asse dei boulevards, ormai ridotto a semplice parcheggio di automobili; un progetto però presentato non sulla carta, in un modo cioè in pratica accessibile soltanto agli iniziati, ma in concreto, mediante reali modifiche dei flussi di traffico urbano, e strutture provvisorie prefabbricate funzionanti a prefigurazione dei progettati cavalcavia, negozi, teatri ecc. L’esperimento, presentato alla gente con assemblee popolari (complessivamente dieci in altrettanti quartieri della città), è durato diciannove giorni. Mentre l’esperimento era in corso, gruppi di intervistatori hanno raccolto tra la gente pareri sull’iniziativa e sul progetto. Fra gli intervistati il 95% risultò essere composto da abitanti di La Plata. Di questo 95%, l’85% ha approvato il progetto di ripristino dell’ "Asse del Centenario", come la gente ha cominciato a chiamarlo. La mostra "L’asse del Centenario", che descrive l’esito di questo grosso esperimento di reale partecipazione democratica a scelte urbanistiche di fondo, viene presentata da Ruben Pesci, architetto, uno dei principali animatori del CEPA.