«Tu sei un bene per me», le differenze come ricchezza nel colloquio “Il pluralismo religioso, base della convivenza” di martedì 23 ottobre a Il Cairo

Ottobre 2018
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Di particolare rilievo l’intervento di Ossama Al-Azhari, consigliere del Presidente della Repubblica Egiziana. Presente anche Mostafa El-Feki, direttore della Biblioteca di Alessandria promotrice dell’evento

Il Cairo, 24 ottobre 2018 - «Ero presente all’incontro di papa Francesco con il presidente Al Sisi e anche alla visita del papa in Egitto, e oggi faccio mie le parole che avete detto “Io sono l’altro”, “Tu sei un bene per me”». Ossama Al-Azhari è consigliere del Presidente della Repubblica Egiziana per gli affari religiosi. Nella cornice straordinaria di Bayt Al-Sinnari, dimora storica oggi gestita come centro culturale dalla Biblioteca di Alessandria, Al-Azhari ha appena ascoltato l’intervento di Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione e componente della delegazione del Meeting di Rimini al Cairo. Sono presenti anche il nunzio apostolico in Egitto monsignor Bruno Musarò e il consigliere dell’ambasciata italiana Andrea Benzo, Il tema dell’incontro è “Il pluralismo religioso, base della convivenza” e i punti in comune sono molti. 

«Come evitare fondamentalismo e relativismo?» si era interrogato il giornalista italiano. «Occorre impegnarsi a costruire il pluralismo, che si fonda sul concetto non scontato della libertà religiosa come diritto della persona. Altrettanto importante poi è il concetto di cittadinanza, che troviamo anche nella dichiarazione di Marrakech del 2016, una cittadinanza universale, rispettosa e promotrice delle differenza». La sfida, ha aggiunto Fontolan, è mostrare che «l’esperienza religiosa non mortifica ma esalta la libertà umana».

Al-Azhari ha accantonato l’intervento già preparato per riprendere e commentare le parole di Fontolan. «Dobbiamo approfondire insieme queste cose», ha detto il consigliere del presidente egiziano, «per nuotare insieme in acque più calme, lontani dal fondamentalismo, dal relativismo e dall’ateismo. A volte si fa un uso distruttivo delle parole della religione e noi dobbiamo lottare contro questo uso ripristinando i significati autentici. È da distorsioni del genere che nasce un “io” demoniaco che cancella il senso religioso, rende troppo grande l’uomo, lo chiude in se stesso e lo porta alla morte. Occorre invece creare un “io” illuminato che renda capace di dire “io sono l’altro”, “io sono al tuo servizio”, un “io” capace di accettazione. E poi questo “io” deve diventare una cultura condivisa». Fontolan ha poi invitato lo studioso di Al-Azhar a prendere parte come relatore al Meeting 2019. 

E a proposito della manifestazione riminese, anche Mostafa El-Feki, direttore della Biblioteca di Alessandria, oltre che personalità di primo piano della vita politica e sociale egiziana, ha portato il suo saluto, dichiarando che «la collaborazione tra la Biblioteca e il Meeting è destinata a durare molti anni e a incrementarsi nel tempo». Sameh Fawzy, direttore del Center for Development Studies ha poi approfondito il legame che intercorre tra il pluralismo, la libertà religiosa e lo sviluppo sociale: «Molti studi dimostrano che le società pluraliste nelle quali c’è un buon grado di sviluppo sociale», ha ricordato, «sono quelle in cui c’è un minor tasso di violenza». 

La parola conclusiva è andata a Wael Farouq, docente di Lingua e letteratura araba all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Farouq ha ricordato la vicenda di un piccolo paese egiziano nel quale in una famiglia si trovavano figli con nomi cristiani e con nomi mussulmani, perché a loro venivano attribuiti i nomi dei martiri, a qualsiasi religione appartenessero, degli attacchi terroristici. «Ci sarebbero tantissime storie meravigliose di convivenza e fraternità da raccontare», ha affermato il docente egiziano, principale promotore dell’incontro tra il Meeting e le istituzioni culturali del paese arabo, «il pluralismo e la libertà religiosa non nascono mai da un programma astratto elaborato a tavolino». Il lavoro più grande per promuovere pluralismo e diversità religiosa, ha aggiunto, «è riscoprire la loro presenza nella nostra realtà. La storia dell’Egitto, in cui la convivenza tra religioni e culture da secoli nasce da rapporti umani tra le persone, lo dimostra. Gli intellettuali non devono inventare nulla: basta che riscoprano e riconoscano quello che c’è, partendo dalla realtà e cambiando il loro sguardo».

Si è conclusa così con una cena comune nel cortile interno di Bayt Al-Sinnari la seconda giornata della visita in Egitto promossa dal Meeting di Rimini. Oggi è previsto l’incontro con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed el-Tayeb.