Essere italiani

Press Meeting

Rimini, domenica 19 agosto – Alle ore 19.00 in Auditorium Intesa Sanpaolo A3 ha preso il via per questa XXXIX edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli la serie di incontri dal titolo “Essere ita-liani” a cura di Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati. A moderare l’incontro Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà; sul tavolo dei relatori anche Diego Piacentini, commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale.
Vittadini introduce il tema: “Siamo tornati all’epoca dei nazionalismi” afferma, con un un breve ma efficace excursus storico: “Fino al secolo scorso i corpi intermedi in mancanza di una consapevolezza identitaria nazionale definivano la nostra identità; ora anche questo sembra essere andato in crisi. Appaiono più forti corporazioni che non lasciano spazio all’individuo. La domanda su cosa vuol dire essere italiani si rivela, perciò, molto interessante, anche se la percezione di una risposta risulta essere ancora molto distante da un antropologia positiva che ha a che fare con la felicità”.
Alla luce di tale considerazione Violante introduce un video in cui è stato chiesto a persone comuni e a personaggi famosi – insegnanti, giornalisti, professori universitari, calciatori e imprenditori – di riflettere sulla problematica. Tutti gli interventi sottolineano la complessità della questione, guardandola da sfaccettature diverse. Violante prende infine la parola per argomentare che un’identità italiana sia sempre esistita, come virtù. Essa deriva da alcuni fattori presenti nello storico del popolo italico: predisposizione alla molteplicità, amore per la cultura, lingua e cattolicesimo. Tutti elementi che hanno contribuito a dare un’identità stabile al popolo italiano in epoche in cui nel resto d’Europa vincevano divisioni e parcellizzazioni. Il presidente sottolinea, quindi, un grande pericolo che percepisce nell’epoca attuale, quello della lotta contro il diverso, e conclude: “Occorre costruire una identità nel rispetto dell’altro; questa è la nostra cultura. Ritengo che ci sia spazio per un lavoro di costruzione interessante, perché anche se l’identità italiana è presente non abbiamo ancora finito di fare l’Italia”.
Piacentini è uno dei massimi esperti al mondo di architetture digitali, tredici anni in Apple e sedici ai vertici di Amazon, nel 2016 ha deciso di dedicare due anni della sua vita, in aspettativa e senza sti-pendio, per giocarsi una scommessa quasi impossibile: quella di cambiare, col digitale, la pubblica amministrazione italiana. Come unica condizione ha preteso, per accettare l’incarico, la creazione di un team da lui selezionato, una trentina di persone altamente qualificate che dal privato hanno scelto di lavorare nel pubblico per accompagnarlo nella sua missione. Piacentini e il suo team stanno sviluppando sistemi informatici per far dialogare il cittadino con la PA e i vari servizi di questa tra loro. Piacentini le chiama le “tubature” del sistema Italia: “Quando entri in una casa non si vedono, ma, se fatte bene, permettono il passaggio di quell’acqua calda che in casa serve a tutto”. L’Italia, fino a oggi, è priva di tubature digitali e Piacentini le sta mettendo, creando servizi online aperti alle innovazioni e ai progetti di chi vorrà usarle per generare nuovi servizi e nuovi modi di semplificare la vita delle persone.

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