LE NUOVE VIE DELLA SETA: INFRASTRUTTURE PER MERCI E PERSONE

Press Meeting

Tutti i relatori sono rimasti colpiti dal titolo della tavola rotonda: “Le nuove vie della seta: infrastrutture per merci e persone”. Luigi Roth, presidente della fondazione Fiera Milano, ne ha indicato le origini: “Ispirandomi allo spirito di Marco Polo ho cercato di leggere la situazione odierna”. Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato delle FFSS, ha aggiunto: “Ci sono molte vie della sete, non solo quella di Marco Polo. La via della seta è stata un grande network di culture, insediamenti e civiltà”, come la rete ferroviaria, che è un grande network ed insieme un sistema di rete al servizio della mobilità e delle merci. Vito Gamberale, amministratore delegato della Società Autostrade, ha confermato: “Autostrade è una grande rete, un grande moltiplicatore di mobilità, una realtà che da sola copre il 25% della mobilità italiana”, una vera e propria via della seta.
I relatori dell’incontro, sotto la sapiente regia di Sandro Bicocchi, direttore generale della Compagnia delle Opere, hanno snocciolato filosofie di settore e macronumeri, che hanno dato per intero il livello di responsabilità da loro ricoperti nel panorama economico italiano.
Cimoli: ”La seta, oggi, è la mobilità in se stessa”. La mobilità non interessa più soltanto le merci. In qualche modo, oggi, è la società intera assetata di mobilità. Per questo le ferrovie hanno fatto partire il cantiere Torino-Napoli, a cui seguirà quello della Torino-Trieste. Con questo progetto si darà impulso e sviluppo al “sistema Paese”. Gli investimenti mobilitano imprese e lavoratori a migliaia; costruiscono un patrimonio di competenze e di maestranze. Con l’indotto ferroviario si rimette in moto un settore che numericamente raddoppia il numero degli stessi dipendenti della società. L’investimento è enorme: 10 miliardi di euro, pari allo 0,8% del Pil italiano. Entro il 2007-2008 la tratta verticale sarà completa. Si passerà quindi all’incremento del 20% dell’investimento per il potenziamento e l’adeguamento dei passaggi alpini. Sullo sfondo lo strategico Corridoio 5 che deve passare per l’Italia.
Le cifre di Gamberale non sono da meno. Le autostrade sono ferme da 30 anni. L’Italia ha accumulato un gap grave rispetto a Francia, Spagna e Germania. La rete esistente ha troppi nodi critici: quelli di Venezia, Milano e Genova, lo iato che spezza in due tronconi la direttrice tirrenica e l’Appennino. Ancora: mancano le diverse trasversali che colleghino l’Adriatica, l’Appenninica e la Tirrenica. Nel quadro del programma nazionale delle infrastrutture voluto dal governo, la Società Autostrade si pone come soggetto strategico. Da sola riempie un terzo di tutto il programma. Il rafforzamento e l’adeguamento di tutta la rete va realizzato nei prossimi 10 anni. Dal 2004 al 2010 Autostrade contribuirà dunque a rimettere in moto il Paese con una spinta propulsiva enorme: 2 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil nazionale. Tutti autofinaziati.
Come ha fatto notare Raffaele Cattaneo, vicesegretario generale della presidenza della Regione Lombardia, chiudendo gli interventi, i “tre signori che mi hanno preceduto sono uomini che fanno Pil”.
E ha aggiunto che se nel 2003 staremo nelle regole di Maastricht sarà anche merito loro. Fra i ‘signori’ Cattaneo ha posto anche il presidente della Fondazione Fiera di Milano, altra grande infrastruttura che è ormai una realtà, la quale si pone, per usare il linguaggio informatico, come grande portale di una immensa rete macroeconomica e infrastrutturale che annoda Milano non solo all’Italia, ma all’Europa intera, dove ci sono 4 motori ha detto Cattaneo: la Lombardia, il Baden-Württenberg, il Lionese e la Catalogna. I 3 motori d’oltralpe fanno ormai conto su realtà nazionali dove la rete infrastrutturale è ammodernata e potenziata. L’Italia deve colmare in breve tempo il gap che ha accumulato se vuol tornare competitiva: se il motore-Lombardia perde giri declina l’Italia intera. E tutti saremo più poveri.
Però il governo, ha concluso Cattaneo, ha mobilitato forti risorse con la “Legge Obiettivo” sulle infrastrutture. A questo punto manca una sola cosa: una comunicazione adeguata degli sforzi che si fanno per acquisire il necessario consenso.

E.P.
Rimini, 28 agosto 2003