Horowitz, il musicista con la sete di Infinito

Aprile 2020
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«David Horowitz se n’è andato. Ha raggiunto quell’Infinito che ha sempre inseguito con la sua musica e con la sua poesia». Con le parole del suo e nostro amico, Maurizio Riro Maniscalco, ricordiamo il compositore statunitense che il coronavirus ha portato via pochi giorni fa.

Con Riro, Horowitz si esibì diverse volte al Meeting, tra il 1997 e il 2009, il periodo in cui fu presente a Rimini. Nel 2001, Horowitz venne a presentare insieme a Claudio Chieffo l’album “Come la rosa”, che aveva prodotto e registrato per lui a New York.

Per Riro, David è stato uno dei suoi primissimi incontri americani. «Un incontro avvenuto per contagio, non quello del virus che se lo è portato via, ma per quel contagio che si chiama amicizia». David, «un uomo colto, all’apparenza scontroso e invece capace di affezione profonda. Sempre curioso e sempre alla ricerca», ricorda Riro.

«È stata la strada verso l’Infinito a farci incontrare», sottolinea Riro. «Io pesarese a New York, cattolico strimpellatore di chitarra, e lui newyorkese di razza ebrea non credente, musicista sopraffino dal curriculum impressionante. Un’amicizia improbabile fatta di ore a chiacchierare di tutto, di jazz e di vino buono. Fino a scrivere canzoni insieme».

Nel dicembre del 1997 Horowitz, seguendo il suo «infinito senso di Infinito», presentò ‘Il senso religioso’ di don Luigi Giussani alle Nazioni Unite.

Dalla sua prima partecipazione al Meeting furono tante le amicizie che fiorirono, con Chieffo e con monsignor Lorenzo Albacete, in particolare. Seguendo l’intuizione di una «corrispondenza» arrivò all’incontro personale con don Luigi Giussani.

Pieni di gratitudine per l’amicizia con David, ci uniamo al saluto di Riro. «Buon viaggio David, grazie di tutto. Adesso riposa in pace e preparaci un posto. Suoneremo insieme».