Edizione 1998

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'La vita non è sogno'

'La vita non è sogno. Eppure molti pensano che lo sia. Perché? Perché rifugiarsi nella dimensione astratta del sogno, delle apparenze, dell' immaginazione e delle utopie, costruendosi un mondo irreale, o "dello spirito", può sembrare una soluzione. Soluzione di che? Della drammaticità del rapporto che si stringe fra la persona e la realtà. Tutta la debole filosofia di fine millennio, con la sua cultura del nulla, dell' indefinito e dell' effimero, inneggia al sogno. Nel sogno l' uomo crede di perdersi, ma solo la cultura della negatività e dell' incertezza può riconoscere nella possibilità di perdersi e nella fuga dalla realtà, il modo per risolvere il problema dell' esistenza. Così, questo uomo alienato diviene facile preda del potere che lo incanta, facendogli sognare un mondo migliore, che però non esiste, entro il quale lo costringe fittiziamente, senza che lui nemmeno se ne accorga. A un' entità astratta e avvolgente, a spiriti abitatori dei sogni, credevano anche i pagani. Mai nell' età moderna, come in quest' epoca, si assiste a un nuovo paganesimo che viene affermato non solo dai movimenti della New Age; un paganesimo travestito, panteista, spiritualista ed ecologico, che parla di infinito, nel migliore dei casi, come di qualcosa di indefinito. I fatti della vita, la realtà delle cose con la quale si è costretti a misurarsi ogni giorno, riportano l' uomo alla sua vera misura. La concreta consapevolezza della positività del suo compito e la passione ideale lo rendono capace di "modificare poco o tanto, ogni passo del suo cammino. L' ideale è quanto di più concreto esiste e, come tale, è il contrario del sogno e dell' utopia". Solo partendo da un' ipotesi positiva si può costruire qualcosa, ma tale ipotesi si formula qui e ora, non va demandata a un tempo e a un luogo futuro. Il richiamo razionale ed esistenziale alla realtà è la condizione perché l' uomo possa combattere l' idolo delle apparenze e così diventare totalmente cosciente che la vita non è sogno.'