Edizione 1997

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Lo Starets rispose: "Davvero, tutto è buono e splendido perché tutto è verità"

"Davvero, tutto è buono e splendido perché tutto è verità". Con queste parole lo starets Zosima, una delle figure più intense de "I fratelli Karamazov" di Fedor Dostoevskij, risponde a un giovane incontrato per caso che sapeva imitare il canto degli uccelli. Il dialogo che si svolge tra loro è intonato alla esaltazione del creato, della natura e di ogni cosa, poiché il mondo è segno della bellezza e del vero. Ma Dostoevskij, sommo indagatore dell' animo umano, capace come pochi altri di pervenire a una visione universale, è giunto ad affermare la positività della realtà, ponendo quelle parole nella bocca di Zosima, con la piena coscienza che tale asserzione passa attraverso una precisa cognizione del dolore. La sua visione positiva, il suo senso della bellezza come "splendore del vero", sono il traguardo di un percorso tutt' altro che piano, lungo un cammino che penetra nella storia. Contro coloro che, intorno agli anni Sessanta dell' Ottocento, affermavano la negazione totale dei valori umani, contro il movimento dei Nichilisti, rappresentato in molti personaggi dei romanzi, specie ne "I demoni", Dostoevskij lancia la sua sfida e intona il suo canto di speranza. Da cristiano, egli traduce nella frase pronunciata da Zosima il principio paolino che "tutto il creato è bene". Mai affermazione si è rivelata più provocatoria e controcorrente, se riferita a quanto accade oggi nel pensiero dominante. Contrapponendosi alle ideologie a noi contemporanee, che rappresentano una nebulosa eredità del nichilismo ottocentesco, poiché vogliono erigere monumenti al dubbio, il messaggio di Dostoevskij è quanto mai attuale. Ma il nichilismo odierno è stato definito da un grande filosofo contemporaneo "gaio"; esso è infatti assai meno tragico e assai più vano e impalpabile di quello de "I demoni".