Edizione 1990

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'L' ammiratore Einstein Thomas Becket'

'Nei titoli del Meeting i personaggi descrivono modalità di rapporto con la realtà: in genere, le tre figure indicano un cammino. Nel Meeting '90 la prima figura è l’Ammiratore. Ammirare vuol dire star di fronte, stupiti, a qualcosa che succede e che ci colpisce. Ciò che induce all' ammirazione, è la scoperta di una corrispondenza; ciò che induce in noi stupore, che ci affascina, è qualcosa che noi riscontriamo corrispondente a quanto desideriamo. La realtà ci corrisponde, cioè la realtà è qualcosa che è fatta per noi, che sentiamo come nostra. L’ ammirazione, lo stupore, è esattamente l' accorgersi di questa corrispondenza. Questo è sempre il primo movente dell'uomo. Se l' ammirazione è suscitata da una corrispondenza, cioè dal riconoscimento di un rapporto, di una relazione, allora l' ammirazione è anche, in primo momento, la condizione della ragione, perché non ci può essere ragione se non dietro la scoperta di un ordine. Non c'è ragione vera se non nasce dall'ammirazione, dalla scoperta di una corrispondenza. Ragionare vuol dire essere capaci di affrontare la realtà; quindi essere capaci di cogliere il principio di ordine che c'è nella realtà. Così arriviamo ad Einstein. E' sua la frase: "Chi non ammette l' insondabile Mistero, non può essere neanche uno scienziato", come se allo stesso pensiero dell'uomo, allo sforzo della scienza, si svelasse continuamente qualcosa di sempre più grande e mai raggiungibile. Einstein dice che proprio perché la ragione si sviluppi fino in fondo, svelando questo ordine che esiste nel reale, è inevitabile riconoscere che c'è qualcosa che è assolutamente oltre noi. In questo senso Einstein, il più grande scienziato del XX secolo e forse uno dei più grandi di tutti i tempi, è il prototipo dell'uomo religioso. Usa la ragione, non la dimentica. Questa è la religiosità. Non elimina la ragione, ma è il vertice ultimo della ragione, perché alla religiosità l' uomo arriva con la ragione. Quanto più l' uomo ragiona, tanto più si accorge che c'è qualcosa più grande di lui, che lo domina: il Mistero. Se un uomo non ammette il mistero non ricerca neppure, perché sa già tutto. Quindi la religiosità è insieme il punto d' arrivo della ragione e la condizione per il suo sviluppo. Il punto massimo cui arriva la ragione dell'uomo, è l' immensa gioia di questa corrispondenza, accompagnata dalla vertigine di non poterla possedere. L’uomo ha bisogno di essere aiutato, di essere salvato. L' uomo ha bisogno della Grazia di un incontro. E' questo che genera la possibilità della fede e che ci introduce al terzo personaggio: Thomas Becket. Aver fede vuol dire aver incontrato la strada, essersi imbattuti in ciò che conduce alla scoperta del Mistero. La fede è riconoscere che c'è una via, che l' insondabile Mistero di cui parlava Einstein può essere avvicinato attraverso una strada concreta che si è aperta sulla vita. La Grazia di questo incontro può cambiare l' esistenza di ognuno, così come ha cambiato quella di Becket. E uno può dare la vita per difendere l' incontro che ha fatto, perché la fede è la vita della vita, e la vita, senza questo incontro, non è più vita.'